mercoledì 31 gennaio 2018

Il diritto di guerra (P. Di Remigio)

(Riceviamo e volentieri pubblichiamo questo intervento di Paolo Di Remigio, già pubblicato su "Appello al popolo". M.B.)



Il diritto di guerra

Paolo Di Remigio
                                                                                                                                                                     
La filosofia degli ultimi secoli è percorsa da una polemica per lo più sotterranea ma a volte palese contro la morale. Nulla è apparso più inconcepibile della richiesta che l’individuo si inchini a valori superiori e rinunci ai piaceri, e si è pensato che l’inchino riveli una debolezza caratteriale e fisica, che la rinuncia al piacere mascheri il perseguimento di un più nascosto e più sottile piacere – che insomma la morale sia il sintomo di una malattia oppure un’ipocrisia. Per quanto spesso acute, queste requisitorie sono pronunciate da punti di vista e con un’animosità non meno morali della morale. La difesa dell’individuo contro valori superiori non tiene conto che la morale nella sua forma più estrema, quella kantiana, mira appunto alla libertà dell’individuo da valori a lui trascendenti: la negazione della morale nel nome dell’individuo è non meno morale della morale perché la sua affermazione è non meno individualistica della sua negazione.
L’individualismo alla base di questa ‘coincidentia oppositorum’ ha la sua formulazione canonica nell’esigenza dell’assolutezza della persona, che anima l’essenza stessa del diritto. Ne segue la possibilità di dimostrare la debolezza del moralismo e dell’immoralismo con una determinazione adeguata dell’assolutezza della persona.
Assolutezza significa perfetta indipendenza. È subito evidente che l’individuo non è soltanto indipendente, che egli è in un contesto di legami che, anziché lasciarlo nella sua indipendenza, ne fanno un membro di un collettivo: membro di una famiglia, di un’azienda, di uno Stato. Non soltanto l’individuo è membro di queste collettività, lo è liberamente, ossia vuole esserlo. L’assolutezza dell’individuo, il suo essere persona, non è dunque una qualità di cui egli disponga privatamente, prima di legarsi agli altri, ma può soltanto essere un risultato dei legami: dai giusti legami sorge l’assolutezza della persona – viceversa: l’assolutezza della persona prima di legarsi agli altri è la sorgente del male.

martedì 23 gennaio 2018

Un Bagnai da applausi

E certamente non solo per le bellissime immagini iniziali. Oltre alla forza dell'argomentare, mi fa piacere che anch'egli apprezzi Michéa. "Ognuno riconosce i suoi", scriveva un altro conservatore, tempo fa...

http://goofynomics.blogspot.it/2018/01/sul-conservatorismo.html

sabato 20 gennaio 2018

Se ne sentiva proprio la necessità

Già si fa fatica a staccare i ragazzi dal cellulare, uno si consolava che almeno a scuola erano al sicuro. Ma no, i cani da guardia del capitalismo assoluto non possono permettere una cosa del genere.

https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/01/19/cellulari-e-tablet-in-classe-via-libera-della-ministra-fedeli-ecco-i-10-comandamenti/4103134/

martedì 9 gennaio 2018

Parole sensate

Parole sensate di Ugo Boghetta su "Potere al popolo", l'ennesimo tentativo di fare la lista di sinistra, ma quella buona quella giusta quella vera...


http://www.socialismo2017.it/2018/01/09/potere-al-popolo-deja-vu-quasi/