Mi sembra meritevole di diffusione questa lettera aperta di Elena Maria Fabrizio a Matteo Renzi. La lettera è del 14 maggio ma non ha perso di attualità. Elena Maria Fabrizio insegna storia e filosofia nel Liceo Scientifico Fermi-Monticelli di Brindisi. Fa parte della redazione dell'interessante sito dialettica e filosofia.
(M.B.)
Gentile
Presidente del Consiglio,
Lei
e il Suo governo state portando noi docenti all’esasperazione;
dovremmo pretendere un risarcimento per i danni materiali e morali
conseguenti lo spreco di energie che abbiamo profuso in questi mesi.
Abbiamo inserito le nostre critiche e proposte sulla piattaforma
“Buona Scuola”, ci siamo riuniti in assemblee collegiali e
sindacali dalle quali sono usciti documenti articolati, puntualmente
inviati. Ciascuno di noi ha poi manifestato come poteva dissenso e
proposte, della cui consistenza può rendersi conto consultando la
sezione scuola della rivista Metro News. In Parlamento attende di
essere discussa una legge di iniziativa popolare (Lip) che molti
docenti hanno sottoscritto; è stata consegnata al Presidente della
Repubblica Mattarella una petizione firmata da circa 80 mila
cittadini, con la richiesta che il nodo spinoso del centralismo
dirigenziale sia sottoposto al vaglio del dettato costituzionale.
Abbiamo scioperato. Come vede c’è stata una pluralità di
iniziative chiare, finalizzate a rimuovere o modificare l’assetto
complessivo del Ddl.
Ora
Lei, dopo l’emendazione del testo nella Commissione Cultura, che
nella sostanza non accoglie le nostre richieste, ci chiede nuovamente
di essere propositivi, attivandosi in una comunicazione ideologica e
viziata dall’idea politica che vorrebbe inoculare nella scuola, tra
l’altro perfettamente coerente con la precedente riforma Gelmini.
Ogni volta che Lei scrive o comunica, come ha fatto ieri con la
lettera e con il video, distorce la verità, quella che è scritta
nel Vostro Ddl, ora alla discussione parlamentare.
1) È
ideologica la Sua convinzione che la disoccupazione giovanile in
Italia dipenda dalla scarsa alternanza scuola-lavoro e quindi dalla
scarsa professionalità dei nostri giovani, e non dall’assenza di
posti di lavoro. Il Ddl tra l’altro non spiega perché l’alternanza
scuola-lavoro debba coinvolgere anche i Licei, cioè indirizzi di
studi destinati allo sbocco universitario.
2) Ideologica
e direi priva di spessore culturale, è l’idea che la dispersione
scolastica possa essere risolta con l’alternanza scuola-lavoro,
come a dire che tale angosciante problema possa essere spostato
sul reclutamento della forza-lavoro. Si va così intenzionalmente a
ignorare la matrice socio-economica di problemi come la scarsa
alfabetizzazione e le difficoltà nell’apprendimento, spesso
connessi alle diseguaglianze economico-sociali diffuse sul territorio
italiano, che al contrario hanno bisogno di un programma di
istruzione speciale che parta dalla scuola primaria e di un adeguato
sostegno sociale. Perché se non si incide su questo fattore, la
percentuale degli alunni con bisogni educativi speciali (Bes) non
farà che aumentare.
3) Ideologica
è la Sua idea di autonomia che affida ai Dirigenti la possibilità
di scegliere i docenti da un Albo territoriale, di provvedere al
Piano triennale dell’offerta formativa, di valutare i docenti,
insieme a genitori e studenti. È una proposta antidemocratica che
non accetteremo mai e di cui non si capiscono “apparentemente” le
ragioni. Perché non lasciare questi compiti al Collegio dei docenti?
4) La
chiamata diretta dei Dirigenti è inaccettabile perché mina
l’autonomia dell’insegnamento. Come è possibile che non
comprendiate questa elementare conseguenza? Vuole che le raccontiamo
delle pressioni che alcuni Dirigenti, per le più svariate ragioni,
esercitano sui docenti nel
corso dell’anno scolastico e degli scrutini? Per le richieste
spesso irragionevoli dei genitori, per scelte politiche, per dare
un’immagine edulcorata della scuola o per la più nobile ragione di
non perdere classi, che significherebbe perdere prestigio e anche
docenti. Da tutto questo i docenti possono difendersi e resistere
solo attraverso il sacrosanto principio dell’autonomia ed è
irresponsabile da parte Vostra ignorare il valore altamente civico di
questo principio.
5) Ideologica,
poi, è l’autonomia della dotazione finanziaria, con la quale
decidete che lo Stato possa abdicare alla sua funzione sociale ed
economica e affidarsi ai privati per la gestione di un bene che è
pubblico e tale deve rimanere, infliggendo così un ulteriore duro
colpo al Welfare.
6)
Ideologica è tutta la questione della valutazione dei docenti.
L’incompetenza con la quale l’avete affrontata impone che essa
venga subito cassata, per essere pensata e meditata con il contributo
di esperti e del mondo della scuola. Da dove nasce il bisogno di
valutare i docenti?
In
questi mesi vi ho sentito esprimere pareri sui docenti inoperosi
degni delle comari di Windsor. Invece di affidarvi a uno studio del
fenomeno, vi siete limitati al pregiudizio che proviene dal sentito
dire. Avete per caso istituito una commissione che abbia analizzato
il problema e possa darvi
contezza delle percentuali di docenti eventualmente “fannulloni”?
Senza considerare che già esistono gli strumenti normativi per
intervenire sulle piaghe dell’incompetenza e della pigrizia, che
caratterizzano ogni settore della società. In ogni caso la
valutazione non può in nessun modo essere associata alla
“premialità”, essa ha senso solo se finalizzata al miglioramento della
didattica e al perfezionamento del proprio patrimonio culturale,
entro tale dimensione essa è incompatibile con il valore denaro.
7) E
a questo proposito va detto che la prima cosa da fare è innanzi
tutto adeguare i nostri stipendi alla dignità del nostro lavoro e
alla sua funzione sociale, sulla base del principio che lo stipendio
è il corrispettivo di una professione che si deve presupporre
esercitata con dovere, responsabilità e rispetto delle regole. E
invece voi trasportate il vostro sospetto che le cose non stiano
così, il vostro pregiudizio soggettivo, in una norma che blocca gli
scatti e gli adeguamenti stipendiali, per premiare i più bravi,
secondo criteri oscuri, indeterminati e facilmente soggetti ad
applicazioni arbitrarie.
8) Per
inciso Le faccio notare che non esiste alcun nesso scientifico o
automatico tra una scuola, come quella che viene rappresentata nel
Ddl, ingorgata di attività, di iniziative, di progetti di ogni
genere e tipo, e la qualità della formazione culturale sia degli
alunni e sia dei docenti. Impegnati come saranno a organizzare di
tutto e di più, i docenti non avranno affatto tempo per
quell’aggiornamento obbligatorio che vi sta tanto a cuore.
Aggiornamento, sia chiaro, che non prevede solo corsi e corsetti
calati dall’alto, ma studio continuo, riflessione, adeguamento
della didattica alle esigenze degli alunni, tutti ingredienti che
richiedono tempo. Una proposta sensata sarebbe quella che a parità
di stipendio diversifichi le funzioni, tra chi vuole dedicarsi alla
didattica e chi vuole invece impegnarsi nelle altre attività
dell'offerta formativa. Una seconda proposta attiene invece alla
selezione e formazione in entrata, che richiederebbe una seria
permanenza universitaria finalizzata ad apprendere il metodo della
ricerca, che poi deve essere gestito in autonomia, attraverso lo
studio, il confronto collaborativo, gli strumenti della collegialità,
per diventare prassi della professione.
9) E
a questo proposito: parlate della qualità della didattica e
dell’apprendimento con una arroganza direttamente proporzionale
all’astrattezza con la quale affrontate la questione. La condizione
minima per favorire la qualità della didattica, e incidere con un
certo successo su tutto il gruppo classe, è il numero di studenti
per classe che non dovrebbe superare i 20-22 alunni.
10) A
parte i piccoli aggiustamenti su musica, arte e sport, dove sta
scritto che valorizzate la formazione umanistica? Come è possibile
questa valorizzazione senza intervenire drasticamente nelle
scellerate norme della Riforma Gelmini che ha depotenziato
soprattutto le materie umanistiche? Pensate di poterla risolvere con
l’autonomia?
11) L’Albo
territoriale precarizza tutti, anche i docenti che sono da anni in
ruolo, i quali non sono nella condizione di scegliere (Le ricordo che
l’ultimo concorso del 1999 fu regionale), ma sono piuttosto
costretti a chiedere un trasferimento per avvicinarsi alle famiglie.
Costringe i docenti ad una continua mobilità che ricade sulla
qualità della didattica, sugli già esigui stipendi e sulla loro
salute psico-fisica.
12) Con
le deleghe al Governo in materia di sistema nazionale di istruzione e
formazione Vi assumete dei poteri che sfuggono completamente al
controllo del Parlamento.
Ci sarebbero tante altre osservazioni
da fare, perché è l’impianto complessivo, proprio quello che
avete deciso di non voler modificare, a essere viziato da un’idea
politica centralistica, antidemocratica, privatistica, che impone un
drastico passo indietro. Tale visione non è estranea alla logica del
mercato, che ha già in parte deteriorato la scuola, producendo il
genitore/alunno cliente di cui occorre soddisfare tutte le richieste,
con grave danno per la formazione. Tale visione è perfettamente
coerente con l’accettazione acritica del Sistema di valutazione
nazionale fondato sull’Invalsi che risponde ad una logica
standardizzata, funzionale, strumentale che non incide in nessun modo
sul miglioramento dei livelli di apprendimento, ma anzi li deteriora.
Dal momento che per voi l’impianto complessivo è dogmaticamente
intoccabile, ne consegue che le aperture Sue e del Ministro siano non
vere, e che ancora una volta, con le nostre risposte, noi abbiamo
perso il nostro prezioso tempo nel tentativo disperato di riportarvi
alla ragione. Alla ragione di una comunicazione trasparente e onesta,
che rispetti le regole della logica e del discorso veritativo; alla
ragione di un linguaggio rispettoso del nostro ruolo; alla ragione di
atteggiamenti educati e non supponenti e pregiudizievoli. E prima di
tutto, perché è lì che tutto si fonda e si mantiene, alle ragioni
e al rispetto della nostra Costituzione, che ci ha affidato una
scuola democratica, egualitaria, pubblica e laica, e di cui il Vostro
Ddl non può considerarsi evoluta espressione.
Cordiali
saluti,
Elena
Maria Fabrizio
Docente
di Filosofia e Storia