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domenica 10 novembre 2019

La sinistra dello zero per cento

Alcune considerazione interessanti in questo intervento del collettivo "Militant", in genere molto lucido, nonostante l'impostazione ideologica generale di "estrema sinistra". 

http://www.militant-blog.org/?p=15844

Segnalo ad esempio questo passaggio:

"Rimarrà sempre una quota di lavoro dipendente pubblico, semi-colto, para-intellettuale, che sopravvive decentemente al ripiegamento dell’economia nazionale e alla moderazione salariale: questo zoccolo duro è preparato a votare Pd, Renzi, Draghi o il Gabibbo, l’importante è azzeccare i congiuntivi in tv e seguire il breviario euroliberista"





domenica 2 luglio 2017

Promesse tradite

Ogni tanto mi capita di trovarmi d'accordo con articoli del blog "Militant", e di segnalarli. Questa volta segnalo un loro articolo per un motivo un po' diverso. L'articolo è il seguente

http://www.militant-blog.org/?p=14518#more-14518

E' intelligente e ben scritto, come sempre. Ma stavolta mi sento in netto dissenso, e la chiarezza di questo testo mi aiuta a precisare il mio dissenso: l'autore (uso il singolare per comodità, non so se si tratti di uno o più autori) infatti pensa che il problema della società attuale siano le "promesse tradite" del capitalismo. Pensa cioè che "le dinamiche di globalizzazione e i processi di tecnologizzazione delle competenze" rappresentino qualcosa di positivo che il capitalismo distorce in nome del profitto. Se è corretto quanto ho appena detto, siamo di fronte al limite teorico di fondo di tutta la sinistra storicamente esistita, di cui ho già parlato a lungo in altri luoghi. Per non farla lunga, a "Militant" si può rispondere che nel tempo presente il problema non è più il "tradimento delle speranze"" da parte del capitalismo, sono proprio le speranze che esso suscita che è necessario rifiutare. La proposta della decrescita ha appunto questo senso. Il fatto che persino un blog come "Militant" mostri questa sostanziale sudditanza teorica al pensiero dominante, indica che probabilmente non sorgerà nessuna forza capace di vera opposizione, e la società attuale percorrerà fino in fondo il suo tragitto di dissoluzione.

lunedì 19 giugno 2017

Sul voto francese

Un analisi del voto francese (e non solo) dal blog "Militant". Lucidi come sempre. Peccato siano comunisti.

http://www.militant-blog.org/?p=14485

Da parte mia, aggiungo solo un commento. Le elezioni francesi almeno un aspetto positivo ce l'hanno: dovrebbero aiutarci a estirpare definitivamente ogni residuo autorazzismo. Una stupidaggine come questa, di dare tutto il potere a un Macron, gli italiani non l'hanno ancora fatta.


martedì 25 ottobre 2016

Il tranello americano

Mi capita spesso di trovarmi d'accordo con le analisi di "Militant", come in questo caso:


http://www.militant-blog.org/?p=13697


Poi loro sperano nella "sinistra di classe", e questo ovviamente ristabilisce un certo distacco.

domenica 21 agosto 2016

L'Occidente è liberale?

Segnalo da "Militant" un articolo che condivido largamente


http://www.militant-blog.org/?p=13518


D'accordo, sono polemiche estive e fra poco avremo altro di cui occuparci. Mi sembra però rilevante un aspetto di queste vicende: è banale osservare che fra i principi fondamentali della civiltà liberale vi è quello per il quale ciascuno è libero di fare quello che vuole finché non lede la libertà altrui. Il corollario è ovviamente che ciascuno va vestito come gli pare, con blandi vincoli di rispetto del "comune senso del pudore" (e il "burkini" non crea certo problemi di questo tipo!) e di eventuali norme di sicurezza (che sono l'unico fondamento sensato al divieto di coprire il volto in luoghi pubblici). Insomma, questo tipo di polemiche sarebbe semplicemente impensabile all'interno dei riferimenti mentali della civiltà liberale, per come l'abbiamo conosciuta. Quello che voglio suggerire è che questo tipo di polemiche estive rappresenti un altro piccolo segnale del declino di tale civiltà.

giovedì 13 agosto 2015

Le dure repliche della storia


Come era prevedibile aspettarsi, l'esito infausto della vicenda greca sta cambiando qualcosa, nelle riflessioni interne al variegato mondo “antisistemico”, che è costretto a confrontarsi con quelle che, in altro contesto, Bobbio chiamò “le dure repliche della storia”.
Finalmente una parte di quel mondo sta accettando una delle nostre tesi di fondo: cioè il fatto che mettere sul tavolo l'uscita dall'euro, almeno come “piano B”, è una condizione necessaria (anche se, come abbiamo ripetuto molte volte, non sufficiente) per qualsiasi programma politico di contrasto ai ceti dominanti nazionali e internazionali.
Ci sembra importante segnalare le sempre maggiori aperture che si stanno registrando in questo mondo, perché anche di qui passa la necessaria costruzione di un soggetto politico realmente antagonistico all'attuale organizzazione sociale.
Senza nessuna pretesa di esaustività, indichiamo alcune prese di posizione succedutesi dopo la sconfitta di Syriza (qualcuna l'avevamo già segnalata in post precedenti).

Riccardo Achilli prende una posizione netta a favore della nascita di “una sinistra nazionale, che mette l'uscita dall'euro al centro della sua proposta, e lo smantellamento della sovrastruttura comunitaria, che deve essere considerata un nemico, non un interlocutore.”

J.K.Galbraith, in un'intervista pubblicata su "Sbilanciamoci", si chiede "può un paese che ha pagato sulla pro­pria pelle il dram­ma­tico fal­li­mento delle poli­ti­che euro­pee spe­rare di cam­biare quelle poli­ti­che all’interno della cor­nice dell’eurozona?" e risponde molto semplicemente "Bene, penso che la rispo­sta a quella domanda sia evi­dente a tutti.". Si tratta di un intervento molto interessante, dal nostro attuale punto di vista, soprattutto perché pubblicato su sbilanciamoci.info, un sito che rappresenta uno dei punti di riferimento del mondo della sinistra pro-euro.

Un intervento del gruppo “Militant”, pone, con una chiarezza inusuale a sinistra, il tema dell'Unione Europea come forma attuale di colonialismo nordeuropeo.

Un intervento di Dino Greco, della Direzione Nazionale di Rifondazione Comunista, invita il suo partito a prendere finalmente coscienza del fatto che "l’euro è l’instrumentum regni, la tecnicalità monetaria di una politica socialmente reazionaria, di una inaudita oppressione di classe che trascina con sé una drammatica fuoriuscita dalla democrazia".