venerdì 22 gennaio 2016

Devono diventare ininfluenti

Sono nella mailing list dell'Associazione Culturale Punto Rosso, un'associazione presente in varie zone d'Italia ma attiva soprattutto a Milano. Fra le tantissime lodevoli iniziative, l'Associazione ha ristampato alcuni libri di G.Lukács ed E.Bloch, esauriti da tempo. Nell'ultima mail ricevuta l'Associazione invita a votare Francesca Balzani alle primarie del centrosinistra per il comune di Milano. La cosa in sé non mi stupisce e non varrebbe la pena di parlarne. Mi hanno però colpito alcuni passaggi della mail:


"Debbono perciò passare in secondo piano e diventare ininfluenti i ragionamenti critici, pur legittimi, sul fatto che venga chiamato primarie lo scontro tra posizioni alternative.
Per quanto ci riguarda, come Associazione Culturale Punto Rosso, ci siamo perciò orientati a esprimere il nostro appoggio alla candidata Francesca Balzani."



I "ragionamenti critici" devono "diventare ininfluenti": è ovvio, stiamo parlando di cose serie (elezioni, assessorati, finanziamenti), mica di filosofia. In poche parole è sintetizzato più di un secolo di rapporti fra movimento operaio organizzato e riflessione culturale e filosofica. Non avrei potuto scrivere niente di più chiaro, e ringrazio l'Associazione Culturale Punto Rosso per questa mirabile sintesi. E non si preoccupino: il pensiero critico in effetti è del tutto ininfluente. Grazie a loro.

2 commenti:

  1. Non li conosco, ma forse (forse) la frase può essere interpretata diversamente. Scrivono: "Debbono perciò passare in secondo piano e diventare ininfluenti i ragionamenti critici, pur legittimi, sul fatto che venga chiamato primarie lo scontro tra posizioni alternative".

    Cosa vogliono dire? Che anche le primarie possono essere il terreno di scontro tra posizioni alternative, a prescindere da altre considerazioni sul metodo in sé? Se è così, allora non vedo lo scandalo, salvo l'uso di un espressione abbastanza infelice. Se, al contrario, e magari Marino li conosce e sa con chi ha a che fare, il baricentro del ragionamento è effettivamente nel concetto che quando si vota non si deve spaccare il capello in quattro perché ci sono interessi concreti prevalenti, allora quello che ha detto è poco. Ma veramente poco.

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  2. Caro Fiorenzo,
    credo che effettivamente si tratti soprattutto di una espressione infelice. Ma è una espressione infelice che si colloca dentro ad una scelta di "internità" a quella orribile cosa che è la sinistra istituzionale oggi. Il mio suggerimento allora era di guardare in filigrana, attraverso questa espressione infelice, e di vedere la trama di un secolo di rapporti fra movimento operaio organizzato e riflessione culturale. Mi sembra un buon esercizio per capire come abbiamo fatto a ridurci così.

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