giovedì 24 settembre 2015

L'attacco ai sindacati


Segnalo un pezzo sulla recente campagna antisindacale legata ai fatti del Colosseo. Aggiungo solo una breve considerazione: i grandi sindacati sono da decenni fedeli servitori dei potenti. È però evidente che l'ambizione di Renzi, e dei ceti dominanti a cui fa riferimento, è di togliersi dai piedi i sindacati stessi, con le buone o con le cattive. Non posso dire di capire fino in fondo i motivi di tali strategie, ma l'impressione è che si prevedano tempi talmente duri che perfino una parvenza spettrale di difesa dei diritti dei lavoratori diventi intollerabile. Ma se non riusciamo ad andare a fondo nell'analisi di queste vicende, possiamo almeno trarne una morale: neppure i servi più fedeli possono contare sulla gratitudine di simili padroni.
(M.B.)

6 commenti:

  1. Credo che, come prima o poi accade con qualunque servo cui si guarda con disprezzo, sia arrivato il giorno in cui i padroni non hanno più bisogno dei sindacati. I diritti dei giovani sono praticamente azzerati...una azienda che ne abbia la volontà può legalmente far lavorare un giovane a livelli, retributivi e non solo, balcanici.
    Ora è il momento di abolire definitivamente la contrattazione collettiva che riguarda i lavoratori piu anzianotti su cui finora si è basato il residuo consenso dei grandi sindacati.
    Ovvio che per fare questo le vie dono due: o installare a capo di tali sindacati dei leader che portino nrl giro di pochi anni alla completa sparizione della struttura che gli garantisce potere, quindi qualcuno che abbia voglia di suicidarsi coscientemente....oppure piallare i sindacati dritto per dritto.
    È stata scelta la seconda. Anche perché è obiettivamente la via più facile ad oggi.

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  2. NOn credo che l'obiettivo di Renzi sia davvero di distruggere ogni tipo di struttura sindacale dei lavoratori.
    Il suo scopo mi pare piuttosto di sfruttare la pessima fama che essi hanno per trarre consenso dal suo attaccarli.
    I sindacati non spariranno, resteranno inutili se non ai funzionari sindacali, e nel frattempo Renzi aumentarà il suo consenso. In qualche momento di crisi di consenso, una botta ai sindacati ed il consenso risalirà.

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    1. L obiettivo prossimo di Renzi è dichiaratamente quello di abolire ogni contrattazione collettiva.
      Dunque questo non equivale alla sparizione dei sindacati? Saranno esautorati di ogni funzione...resteranno solo di nome.

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    2. MI pare che già oggi, i sindacati abbiano un potere minimo. Il lavoro sporco lo fece a suo tempo Marchionne con la fattiva collaborazione dei vertici di FIM e UILM. Adesso, non credo che Renzi sia interessato a distruggerli del tutto, anzi potrebbe avere interesse a mantenrne un vuoto simulacro per avere a disposizione un facile bersaglio. I sindacati hanno perso sul piano mediatico che nella nostra società è quello che conta.
      Non so se poi il fronte padronale sia così interessato a distruggere la contrattazione nazionale, basta addomesticare la controparte ed ottenere un contratto compiacente.
      Voglio insomam dire che lo scontro vero è alle nostre spalle, ora si tratta più che altro di una questione mediatica. L'avrai sentita parlare la Furlan neosegretaria della CISL: perchè mai dovrebbero distruggere il suo ruolo, mi pare perfettamente funzionale a quello padronale, a quello che Renzi e i suoi sponsor USA vogliono.

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    3. Il punto è che in concreto i sindacati hanno fatto malissimo il loro lavoro (e di questo renzi approffitta). In sede di contrattazione hanno spuntato poco e nella attività quotidiana sono diventati difensori dei fannulloni della peggior specie. Il lavoratore va difeso ma non ha sempre ragione a prescindere. Spesso sono invisi agli stessi lavoratori.

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  3. Suggerisco agli autori di pubblicare un articolo, che parli del seguente problema (che poi è molto legato al problema sindacale).
    Gli economisti fanatici oppositori dell’Euro (io, oltre a non essere un economista di professione, mi considero un antieuro ragionevole) attribuiscono all’Euro ogni sciagura umana e trascurano altri fenomeni a mio avviso ugualmente importanti. Noi, cioè tutta l’Europa, siamo invasi di manufatti di provenienza asiatica prodotti da schiavi pagati 3 dollari al giorno e su questo nessuno obietta niente. Anzi l’unico che disse, bello chiaro e tondo, che su queste merci andavano messi i dazi era Tremonti, soggetto per il quale non nutro nessuna specifica simpatia ma di questo gli va dato atto. Io ricordo dai miei lontani studi che il commercio internazionale è positivo “quando un paese è più produttivo di un altro in un determinato bene” ma più produttivo per ragioni oggettive, non perchè sfrutta i lavoratori. Esempio: la Sicilia è più produttiva di limoni rispetto all’Austria che invece sarà più produttiva di legname. Quindi questo scambio di merci è razionale ed utile ad entrambi. Ma se un certo bene può essere prodotto indifferentemente in Cina o in Italia, solo che in Cina la giornata lavorativa dura 12 ore e da noi 7, lo scambio commerciale avviene a senso unico. Anche l’idea che noi esporteremmo in Cina prodotti ad alto valore aggiunto mi sembra poco sensata, perchè l’azienda Italiana che (ipoteticamente) produce merci pregiate si sposterà in Cina dove produrrà a prezzi più bassi. Non solo. Prima o poi anche in Cina impareranno a produrre merci pregiate (anzi lo stanno già facendo) e noi non potremo esportare niente verso di loro.
    Ecco la domanda da porre ad un economista (possibilmente equilibrato) in termini scientifici è questa: “a quali condizioni è sensato che avvenga il commercio internazionale? Va bene sempre e comunque o solo quando gli standard di tutela dei lavoratori e dell’ambiente siano simili, altrimenti si crea molto banalmente una concorrenza sleale tra imprese di paesi diversi?”
    Mentre ho letto feroci aggressioni all’Euro e alla Germania, su questo non ho mai letto niente. Non ho mai sentito parlare ad esempio di uno "statuto internazionale dei diritti dei lavoratori" dal momneto che internazionale è diventato il commerico.

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