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domenica 29 maggio 2016

Dialettica e positivismo in Marx (P.Di Remigio)


(Riceviamo e volentieri pubblichiamo questo contributo di Paolo Di Remigio. M.B.)



In Italia parlare di Marx non ha un interesse solo teorico: se una presa di distanza da Marx è stato il modo in cui la sinistra di governo è passata dalla parte del suo nemico, una rilettura critica è necessaria oggi per intraprendere il percorso contrario; chi riconosce che il capitalismo e il liberismo (inteso come sua ideologia) sono nemici della razionalità e dell'umanità, responsabili di guerre mondiali e del libero scambio che soffoca le prospettive dei popoli poveri e minaccia la civiltà occidentale, non può non chiedersi come mai in Italia, dove c'era il più forte partito comunista occidentale, la grandiosa offensiva di classe lanciata dalla finanza e dal monopolio internazionale si sia verificata senza resistenza dei partiti e degli intellettuali che si richiamano o si sono richiamati a Marx, anzi con la loro collaborazione a volte rassegnata ma spesso entusiasta. Che l'uomo-simbolo di quanto è avvenuto in Italia negli ultimi venti anni sia Giorgio Napolitano, storico dirigente comunista e poi, senza perplessità e tentennamenti, eroe europeista della doppia Presidenza della Repubblica, suggerisce una prima risposta: chi ha spacciato lo stalinismo o il maoismo come fasi storiche superiori al capitalismo può mettersi al servizio di qualsiasi causa; chi non ha voluto vedere le immani tragedie nella rivoluzione russa e in quella cinese affidandosi alle versioni di comodo dei capi-partito ha fatto della cecità uno stile di vita e dell'affidarsi alla propaganda, anziché allo studio, una presa di posizione politica. Così, se i Francesi organizzano una risposta contro le politiche europeiste di deflazione salariale, in Italia non si capisce ancora che dei poteri stranieri usano la recessione per imporre le riforme strutturali e usano le riforme strutturali per imporre la recessione, così che le si accetta con la stolta speranza della ripresa economica. La nausea per questo spettacolo di solidarietà tra von Hayek e Marx deve spingere a un cambiamento di prospettiva: la sinistra ha abbandonato la razionalità e si è fatta reclutare dall'ordoliberismo perché ignara del lato scientifico di Marx ed erede del suo lato ideologico. Ne segue la necessità di individuare in Marx l'elemento ideologico, cioè irrazionale, antifilosofico, per cui comunica con il positivismo e con il liberismo, e di separare e valorizzare il suo contributo razionale.

sabato 28 maggio 2016

Chi l'avrebbe mai detto/1

Penso sia il caso di inaugurare una serie dedicata alle grande scoperte del senso comune post-razionale contemporaneo. Dopo le illuminate e certo inaspettate considerazioni sul fatto che, bloccando il ricambio e allungando l'età pensionabile, il personale della Pubblica Amministrazione invecchia, oggi è la volta di un articolo che riprende una ricerca pubblicata su Lancet, secondo la quale c'è una correlazione positiva fra crisi economica e morti per tumori. Sembra cioè, da quel che si capisce dall'articolo, che l'aumento della disoccupazione e la diminuzione della spesa pubblica nella sanità facciano aumentare le morti per tumore, in particolare le morti per tumori trattabili. Fuor d'ironia, non posso certo dire di essere estremamente sorpreso da questi risultati, e non ho dubbi sul fatto che non incideranno in nulla sulle politiche economiche dei paesi europei. Non sarebbe male però che essi servissero a formulare il necessario giudizio etico e politico sui ceti dirigenti e intellettuali del mondo occidentale, fra i quali ad esempio quel buontempone che si è adoperato perché tutti noi tornassimo a confrontarci con la durezza del vivere, o quell'altro che ci spiega la necessità di diventare tutti più poveri per restare nell'euro.

sabato 21 maggio 2016

Sulla buona scuola, Keynes e altro

Lo so che è un po' ridicolo segnalare i post di Bagnai ai lettori di questo blog, ma a volte bisogna rendere un omaggio, anche pleonastico, alla perfezione:


http://goofynomics.blogspot.it/2016/05/il-referendum-lo-scuorum-e-la-guerra.html



venerdì 20 maggio 2016

Libertà di pensiero?

http://www.ilsecoloxix.it/p/genova/2016/05/20/ASJdqFnC-licenziata_contro_sindacalista.shtml


L'articolo mette assieme due casi diversi. Non mi esprimo sul secondo (un lavoratore infortunato che avrebbe lavorato nella pizzeria della moglie durante il periodo di infortunio), mi sembra interessante il primo: un'impiegata licenziata per aver cliccato "mi piace" su un post critico nei confronti dell'azienda dove la stessa lavora (o lavorava?). Non saprei adesso documentarli, ma mi sembra di ricordare altri casi simili. La libertà del pensiero e della sua espressione dovrebbe essere uno dei capisaldi della nostra civiltà. E' anche da queste cose che si vede la crisi di una civiltà.

mercoledì 18 maggio 2016

Insolvenze

Un articolo di Brancaccio e Fazi:


http://www.econopoly.ilsole24ore.com/2016/05/16/la-bce-puo-controllare-le-insolvenze-non-linflazione/


Interessante l'osservazione alla fine: la divaricazione fra le economie europee è anche divaricazione nelle insolvenze delle imprese.

martedì 17 maggio 2016

domenica 15 maggio 2016

Il linguaggio di Renzi

Tempo fa vi avevo riproposto una mia analisi del linguaggio della sinistra "radicale" (qui e qui). Oggi vi propongo questo articolo di Francesco Erspamer sul linguaggio di Renzi. Lo svuotamento di senso del linguaggio è strumento di potere dei ceti dominanti e indice del degrado culturale nel quale viviamo.

venerdì 13 maggio 2016

Per una volta

Per una volta, permettetemi la piccola vanteria del "io l'avevo detto". Oggi si parla con sempre maggiore preoccupazione dei problemi di violenza nelle scuole:




http://www.corriere.it/scuola/primaria/16_maggio_12/titolo-04935eb0-186d-11e6-a192-aa62c89d5ec1.shtml






Ed ecco cosa scrivevo nel 2006:


"Aggiungiamo infine che, a nostro avviso, il degrado della scuola arriverà presto a mettere in pericolo la stessa sicurezza fisica dei docenti: è chiaro infatti che una scuola intesa come grande parcheggio per ragazzi non ha più alcuna barriera che la protegga dalla degradazione del sociale"




http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=6634


mercoledì 11 maggio 2016

Poche parole sulle amministrative

Non ho molto in comune con i militanti di "Militant", ma qualche volta sono proprio lucidi:


http://www.militant-blog.org/?p=13165

venerdì 6 maggio 2016

Un appello per il NO

Vi segnaliamo questo appello che Fabrizio ed io abbiamo sottoscritto:


http://indipendenzacostituzione.blogspot.it/


Oltre alle argomentazioni comuni ad altri sostenitori del NO, in esso si fa esplicito riferimento all'UE come principale nemica della Costituzione.

mercoledì 4 maggio 2016

Un blog da seguire

Mimmo Porcaro e Ugo Boghetta sono fra le migliori teste pensanti della sinistra italiana attuale. Penso sia da tenere d'occhio il nuovo blog da loro gestito: http://www.socialismo2017.it/



domenica 1 maggio 2016

Confini. Un elogio dialettico (P.Di Remigio)


(Riceviamo questo scritto da Paolo Di Remigio, e lo pubblichiamo volentieri. E' apparso anche su "Appello al popolo". M.B.)


Le barriere sono un sinonimo di divisione e la divisione lo è del male. Forse per questo, abolire i confini tra le nazioni è diventato un obiettivo per amore del quale si dimenticano i confini tra le ideologie: contro i governi che li ripristinano a dispetto della Commissione Europea e dei poteri retrostanti si mobilitano ormai non solo questi poteri e le loro legioni di giornalisti, ma anche le potenze celesti e le impotenze terrene, il papa e i centri sociali. Nella posizione della chiesa cattolica non solo si indovina il legittimo desiderio di evitare atteggiamenti interpretabili come ostili dal mondo islamico, si avverte anche la sopravvalutazione della potenza dell’amore nel risolvere i problemi degli uomini; dietro la posizione dei centri sociali c’è non solo una psicologia maschile primitiva che accorda la preferenza al caos pur di rifiutare l’ordine paterno, ma anche l’incapacità intellettuale di difendersi dai pregiudizi. E il pregiudizio universalmente diffuso, contro cui solo la cultura umanistica potrebbe qualcosa, è l’idea positivistica di progresso storico. È sufficiente che la propaganda dei poteri finanziari qualifichi un loro piano come «nuovo» perché scatti il riflesso condizionato dell’evoluzionismo storico, questa versione moderna del fatalismo per cui in ogni caso è vano opporsi a ciò che «la storia» ha decretato; e «la storia», nel suo progresso verso il meglio, mostra di voler spianare le barriere e dissolvere i confini, perché l’umanità dispersa dal fallimento babelico torni a riunirsi.

Se si guarda il contesto storico in cui cade questo progetto di ecumenismo laico non è difficile accorgersi della sua natura del tutto illusoria: gli unici confini da cancellare sul globo terrestre risultano essere quelli tra gli Stati europei, perché confluiscano negli Stati Uniti d’Europa. Della natura di questi nuovi Stati Uniti si presenta però una doppia interpretazione: se la loro unione arrivasse alla fusione in un unico Stato, essi, nati per abolire le frontiere, ne formerebbero delle nuove, il sogno europeo sarebbe così la contraddizione di negare e porre le frontiere; se invece non raggiungessero natura unitaria, allora l’intera Europa diventerebbe una moltitudine di individui dispersi, permeabile a qualunque movimento. La spilorceria degli Stati dell’Europa centrale che volevano risparmiarsi le spese della nuova frontiera per accollarle agli Stati periferici, il desiderio di importare senza costi in centro Europa una nuova classe media dalle pretese economiche ridotte, hanno imposto questa seconda interpretazione; ma oltre all’evocazione lugubre del fatto che la permeabilità a qualunque movimento è proprio ciò che definisce il cadavere, anch’essa reca una sua contraddizione, e ancora più profonda della prima, che si radica nella dialettica propria della nozione di confine.