venerdì 24 ottobre 2025

Il fallimento delle promesse sul clima

Dal sito "Antropocene"


https://antropocene.org/index.php/768-il-fallimento-delle-promesse-sul-clima

1 commento:

  1. Questo articolo fa di tutte le erbe un fascio, senza distinguere fra chi fa qualcosa (e fra chi eventualmente molto e chi certamente poco o pochissimo) per ridurre le emissioni di gas serra in atmosfera e chi fa (e fra chi molto e chi poco) per mantenerle o aumentarle a scapito del futuro dell' umanità.
    Solo nel tratto finale si accenna, a mio parere un po' a casaccio, a qualche sporadico dato concreto attribuito esplicitamente a questo o a quel governo senza comunque che se ne possa minimamente valutare quali governi siano -di certo- maggiormente colpevoli, quali in minor misura, ed eventualmente -forse; volendo essere ottimisti!- quali fossero più o meno virtuosi, e rispettivamente in che misura.
    Ora, essendo ignorante (anche se interessato a conoscere) in materia, non so (e vorrei molto saperlo!) se questo atteggiamento umanicida é in sostanza uniformemente distribuito fra tutti i governi del pianeta, o almeno fra quelli che maggiormente lo assumono (e in questo caso l' articolo sarebbe ineccepibile nel suo fare di tutte le erbe quello che effettivamente sarebbe un effettivo, reale unico fascio indistinto di distruttori del genere umano; oltre che di numerosissime altre specie biologiche) oppure no (e allora troverei di una gravità inaudita ai fini della lotta per la sopravvivenza umana non dare modo ai lettori di distinguere fra nemici ed amici in questa lotta fatale, in modo che possano operare le scelte necessarie per condurla con un minimo di efficacia e di speranza di vittoria).

    Dai dati citati (seppur sconvenientissimamente indiscriminati, salvo effettiva uniformità fra tutti i venti governi di cui trattasi) si ricava comunque inevitabilmente un tetrissimo pessimismo circa il """destino""" dell' umanità, la quale complessivamente apparirebbe (malgrado indubbie differenze anche abissali al suo interno) sprovvista di razionalità conseguente, incapace di pagare i prezzi che sarebbero oggettivamente necessari, ineludibili per fare avanzare o anche solo salvaguardare la sua stessa millenaria civiltà, con le sue incalcolabili conquiste; prezzi imprescindibili in termini di comodità e benessere materiale indubbiamente banale e stupido (oltre che iniquissimamente distribuito), se non in assoluto almeno relativamente a tale suprema esigenza (o forse sarebbe meglio dire: imperativo etico).
    Il che (proprio per questo!) ovviamente non esime comunque dal lottare anche -alla lettera- disperatamente chi avverta questo supremo imperativo interiore.
    Saremmo comunque perfino al di là del pessimismo cosmico di un Leopardi: non solo la natura sarebbe indifferente alle sorti dell' uomo, ma addirittura quest' ultimo sembrerebbe irresponsabile verso se stesso!

    Segnalo inoltre un passaggio che trovo letteralmente incomprensibile, (il-) logicamente scorretto, assurdo (cattiva traduzione?):
    1) <>.
    I "20 principali paesi produttori di combustibili fossili" sono i primi 20 di una poco lusinghiera classifica di provocatori di cambiamenti climatici, mentre "un mix dei maggiori produttori mondiali", che autocontraddittoriamente essi dovrebbero "rappresentare" sarebbero che ne so, il 4°, il 17°, il 39° e altri 17 scelti in base a qualche ignoto criterio oppure sorteggiati a caso fra -che ne so?- i primi (i "maggiori") 50 o 60 o 70 o... della classifica stessa.
    Mi scuso per la pignoleria, ma essendo vecchio e cresciuto in una scuola seria che insegnava e provvedeva i giovani cittadini in fieri di cultura e senso critico ho delle "strane manie".

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