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mercoledì 30 agosto 2017

L'origine delle ONG

(Riceviamo da Paolo Di Remigio e volentieri pubblichiamo questa traduzione del primo capitolo di un libro sulla storia delle ONG. Il testo è apparso anche su "Appello al popolo. M.B.)







L’origine delle ONG

Il libro di Engdahl, di cui traduciamo di seguito il primo capitolo, (Geheimakte NGOs, Kopp Verlag, Rottenburg giugno 2017) documenta come le principali ONG siano strumenti forgiati dalle oligarchie politiche ed economiche statunitensi, uno dei mezzi a cui esse, sulla base di un esasperato nazionalismo, ricorrono per condizionare e rovesciare i governi che ritengono non abbastanza allineati ai loro piani.
Dopo che la sequenza di destabilizzazioni, di colpi di Stato, di assassinii politici, di abusi nei confronti di cittadini stranieri e americani sollevò nell’America degli anni ’70 aspre polemiche che minacciavano di impacciare i liberi movimenti dei servizi segreti, nel 1983, durante la presidenza Reagan, il direttore della CIA, Casey, uscì dall’angolo con un colpo di genio: affidare le destabilizzazioni e i cambiamenti di regime non più a manovre coperte dietro le quinte, indifferenti se non ostili alla volontà dei popoli, dunque in contrasto con l’ideologia democratica professata dagli Stati Uniti, ma ad organizzazioni ufficialmente indipendenti dal governo che pure le aveva create e le finanziava in segreto, le quali in nome dei diritti umani, della democrazia e della lotta alla corruzione, creassero nei paesi da colpire avanguardie in grado di mobilitare la piazza contro i governi. La destabilizzazione e il cambiamento dei regimi assunsero così l’aspetto di un generoso movimento dal basso. Combatterlo avrebbe significato porsi nel campo opposto a quello della generosità, rinnegare cioè i diritti umani, la democrazia, la lotta alla corruzione, essere demonizzati come un regime paria, uno Stato canaglia, autorizzare così la ‘comunità internazionale’ al giusto intervento in difesa della popolazione angariata.
In questo modo le operazioni imperialistiche hanno assunto un aspetto tanto convincente di rivoluzione interna che molti sessantottini invecchiati non riescono ancora a capacitarsi come l’esito normale delle rivoluzioni sia la formazione di protettorati atlantici gestiti da regimi fascisti – da quello dei ‘Fratelli musulmani’ in Medio Oriente a quello dei neonazisti in Ucraina. Con un felice richiamo letterario, Engdahl suggerisce che Casey ha agito sul modello dell’abile diplomatico del racconto di Edgar Allan Poe, che sfugge alle perquisizioni ponendo la lettera rubata in un posto bene in vista anziché in un nascondiglio recondito.
Se vale l’osservazione di Hegel secondo cui il segnale della vittoria definitiva di un partito su un altro è lo scindersi del primo in una nuova opposizione, allora, dopo la vittoria sul blocco orientale, il blocco occidentale si è scisso e gli USA hanno iniziato a considerare l’Europa non più un alleato, ma un nemico virtuale da ridurre all’impotenza prima che possa formulare pensieri di autodeterminazione. Così la stessa Europa è finita nella morsa americana, stretta dalle regole della UE che ne devastano l’economia, dalla NATO che ne dirige la politica estera, dalle riforme sociali e culturali, dal terrorismo e dall’immigrazione incontrollata che ne disgregano la società.
Le esitazioni di una classe dirigente europea esecutrice dei diktat atlantici, intensificatesi con il drammatico declino della sua popolarità, sono superate dallo slancio delle organizzazioni non governative silenziosamente proliferate. Esse sembrano obbedire soltanto a un generoso idealismo impresso nella loro essenza: all’imperativo categorico di salvare vite umane, di aprire gli europei all’accoglienza, di organizzare l’integrazione, di intensificare il pluralismo, di lottare contro la corruzione e da ultimo contro i discorsi di odio. Il libro di Engdahl mostra che tutto questo è subdola ideologia, che la sensibilità delle ONG, selettiva e indifferente al valore della legalità, è la copertura del piano atlantico di destabilizzazione mondiale.



F. William Engdahl

Gli atti segreti delle ONG.

Capitolo 1

Procedere come la CIA, ma privatamente

Gran parte di quello che facciamo noi oggi, 25 anni fa lo avrebbe fatto in modo coperto la CIA[1]

– Allen Weinstein, coautore dell’atto istitutivo del NED


La ‘lettera rubata’ della CIA

Nella memoria collettiva il mandato presidenziale USA di Ronald Reagan è segnato soprattutto dall’inizio del confronto militare che poi, nel 1989, poco dopo la sua conclusione, pose fine alla guerra fredda con l’Unione Sovietica. In effetti – il suo aumento della spesa militare, la sua guerra terroristica segreta in Afghanistan per mezzo dei mujahidin afghani contro l’esercito sovietico e il suo impegno a favore dello scudo missilistico Star Wars ebbero in  complesso una parte importante nella decisione di Mosca di permettere la caduta del muro di Berlino nel novembre 1989. Quasi nessuno ricorda però una misura di Reagan all’inizio della sua presidenza, che provocò la destabilizzazione della sicurezza mondiale, scatenò guerre regionali e caos, e favorì  la diffusione del terrorismo internazionale – terrorismo nel nome di guerre sante islamiche, condotte da organizzazioni come al-Qaeda e Isis.
Nel 1984 a Washington fu fondata una ONG nuova, privata, chiamata National Endowment for Democracy (NED). Il nome della fondazione fu scelto apposta così per darle un’aria filantropica, per quanto possibile nobile, con allusione al Washington Endowment for the Arts o al National Endowment for Humanities.
Tuttavia il NED era tutt’altro che filantropico o umanitario, e neanche per sogno pensava a diffondere ciò che considereremmo almeno alla lontana democratico. Il suo compito consisteva anzi nell’usare come arma subdola una propaganda sistematica finalizzata a spodestare in tutto il mondo i governi che non si adattassero ai piani di Washington. E non aveva alcuna importanza che si trattasse di globalizzare il commercio in favore dei gruppi multinazionali USA oppure di boicottare qualche sforzo per proteggere la salute e la sicurezza nazionale di un paese il cui governo si rifiutasse ammettere organismi geneticamente modificati (OGM). Il NED era uno strumento per creare qualcosa che possiamo definire come pseudo democrazia, con lo scopo di promuovere i piani globali di Washington.
Fin da subito alla ‘promozione della democrazia’ di Washington fu dato un nome più intuitivo, cioè ‘rivoluzione colorata’, in riferimento agli sfiziosi schemi cromatici da cui erano immancabilmente accompagnati gli sforzi (guidati dagli USA) per un cambio di regime da parte del NED e di altre ONG dirette dagli Stati Uniti.
All’inizio del 1983 l’allora direttore della CIA, William J. “Bill” Casey, convinse il presidente Reagan a creare una specie di CIA ombra, una ONG apparentemente privata, che doveva sfuggire all’esame e alla critica pubblica da cui a quel tempo era colpita la CIA. Sotto questo riguardo, Allen Weinstein, coautore degli atti istitutivi del NED, si espresse liberamente in un’intervista del Washington Post nel 1991: “Gran parte di quello che facciamo noi oggi, 25 anni fa lo avrebbe fatto in modo coperto la CIA”[2].
I tardi anni ‘70 furono tempi duri per la misteriosa agenzia di spionaggio del governo Usa.
Traditori e talpe della CIA come James Agee, L. Fletcher Prouty e Victor Marchetti avevano pubblicato alcuni dettagli sul finanziamento segreto della CIA a organizzazioni studentesche internazionali, inoltre sugli esperimenti con LSD di MK-Ultra come pure sul ruolo della CIA nell’attentato Kennedy o nei colpi di Stato come in Iran, in Vietnam, in Guatemala o in Cile.
La pressione dell’opinione pubblica aveva costretto il Congresso USA a formare due commissioni: la commissione Church diretta dal senatore Frank Church e, nella Camera dei Rappresentanti, la commissione Pike. Esse dovevano indagare sulle accuse di illegalità alle operazioni segrete della CIA. La CIA fu accusata tra l’altro di aver compilato illegalmente fascicoli di cittadini americani e di aver infiltrato gruppi politici che rifiutavano la guerra in Vietnam.
Per rafforzare nell’opinione pubblica l’impressione che il governo avesse un vero interesse a riformare le istituzioni fuori controllo, il presidente Gerald Ford creò nel 1975 una terza commissione apparentemente indipendente. Il vice presidente Nelson Rockefeller, che con Eisenhower era stato collegamento tra la CIA e la Casa Bianca, diventò presidente di questa cosiddetta Commissione Rockefeller, che doveva ugualmente indagare la CIA sulle attività illegali. Prima che il rapporto della Commissione Rockefeller fosse pubblicato, l’allora capo di gabinetto della Casa Bianca, un certo Dick Cheney, distrusse 86 pagine che avevano a che fare con alcuni attentati della CIA. Il rapporto Rockefeller non è dunque un documento sincero[3].
Per quanto attenuati della CIA, questi scandali ebbero una notorietà tale da produrre effetti infamanti sulle operazioni coperte statunitensi in tutto il mondo. Proprio per continuare a inscenare gli stessi cambiamenti di regime ma senza lo stigma della CIA, il suo direttore Casey e un drappello di agenti nella CIA e nel Nationale Security Council crearono l’organizzazione che chiamarono National Endowment for Democracy.
Nel 1983, in una lettera al capo gabinetto della Casa Bianca di Reagan, Edwin Meese III, Casey espose la sua proposta di istituire un’organizzazione apparentemente privata, ‘pro-democratica’ e ‘pro-umanitaria’, che doveva promuovere l’agenda americana di cambiamenti di regime per creare governi amici degli Stati Uniti in ogni angolo del mondo.
Casey e Walter Raymond jr., un alto funzionario specialista per la propaganda della CIA, suggerirono di creare una struttura finanziaria per sostenere la vecchia organizzazione di facciata della CIA, Freedom House, e altre organizzazioni al di fuori del governo ufficiale statunitense. Questi gruppi ‘privati’ dovevano fare propaganda ed operazioni politiche in paesi scelti in cui la CIA lo aveva fatto in precedenza in modo coperto[4].
Casey e Raymond si proposero di fondare un’organizzazione pagata dal Ministero delle Finanze ma apparentemente privata, che dovesse servire da canale per il denaro. Il ‘privato’ NED doveva essere ‘sovvenzionato’ dalla United States Information Agency (USIA), il braccio ufficiale per la propaganda del Ministero degli Esteri. Secondo l’affermazione di Joshua Muravchick, uno dei primi uomini dietro al NED, il NED doveva essere qualcosa come “un secondo strato di isolamento tra i percettori (del denaro del governo; W. E.) e il governo … Il denaro che viene dal Ministero delle Finanze USA, ma è distribuito da un’organizzazione privata indipendente che non sia legata a nessuna determinata istituzione USA, è più accettabile”[5].
Casey fu molto cauto affinché il braccio segreto della CIA non fosse visibile nelle nuove organizzazioni o collegato ad altre ONG affiliate. Troppe operazioni segrete – il colpo di Stato contro il primo ministro iraniano Mohammed Mossadeq (1953)[6], il golpe della CIA contro Jacobo Árbenz Guzmán in Guatemala (1954)[7] o la caduta di Salvator Allende in Cile e il suo successivo assassinio (1973) – furono smascherate come piani segreti della CIA. Per l’agenda estera del governo statunitense questi smascheramenti si erano dimostrati come sabbia nell’ingranaggio.
Casey e Raymond volevano continuare con la prassi dei cambiamenti di regime; questi dovevano però avvenire alla luce del sole, eseguiti da ONG ‘pro democratiche’. Pensavano: “Come potrebbe essere contro la ‘democrazia’ un cittadino normale?” La successiva partecipazione della CIA a colpi di Stato internazionali e a cambiamenti di regime doveva essere dunque coperta da ONG che sembrassero private come Freedom House, NED e istituzioni simili.
Era un’idea brillante, proprio come il noto racconto giallo di Edgar Allan Poe La lettere rubata, in cui una lettera politicamente compromettente sta ‘nascosta’ in un portacarte in bella mostra, mentre la polizia perquisisce ogni angolo dell’abitazione del presunto ladro senza trovarla[8].
Il NED e il Freedom House dovevano lavorare insieme per insinuarsi negli affari interni dei paesi di tutto il mondo, per deporre, se necessario, governi indesiderati, spendere denaro in favore di riviste alternative e critiche nei confronti dei governi, per addestrare capi dell’opposizione ecc. Poiché però queste aperte manipolazioni erano praticate su un piano totalmente pubblico, senza il tentativo di celare qualcosa, protestando contro le ingerenze statunitensi i governi avrebbero prodotto una ‘impressione anti democratica’, proprio perché le ONG non perseguivano nulla più della ‘promozione della democrazia’.
In verità questa ‘promozione della democrazia’ era un tentativo appena velato della CIA e del Ministero degli Esteri di allontanare capi di governo sgraditi e sostituirli con capi amici degli Stati Uniti. La democrazia serviva alla CIA esclusivamente da efficacissima foglia di fico. Si trattava di pseudo democrazia.
Bill Casey riconosceva la necessità di mascherare la partecipazione della CIA. “Naturalmente nello sviluppo di una simile organizzazione, noi [la CIA] non dovremmo mostrarci apertamente alla luce, dovremmo anche evitare l’impressione di esserne finanziatori o sostenitori”, scriveva Casey in una lettera non datata all’allora consigliere della Casa Bianca Edwin Meese III. Nella lettera Casey insisteva inoltre sulla necessità di istituire una fondazione nobilitata dal nome di ‘National Endowment’.


La nascita di uno Stato di sicurezza nazionale

La creatura della CIA era un progetto chiave di un fenomeno indicato in seguito come ‘Stato di sicurezza nazionale’, che iniziò a formarsi alla fine della seconda guerra mondiale. Con questo termine si intende una rete segretissima che estendeva il suo influsso non solo all’interno della CIA, ma trasversalmente in tutte le istituzioni governative americane, a cominciare dal Pentagono, attraverso il Ministero degli Esteri, fino al Ministero dell’Economia.
Nel 1947 Washington era ormai pronta ad accogliere nella sua comunità economica l’Europa occidentale e a isolare i sovietici. Per imporre la loro nuova strategia, gli Stati Uniti presentarono un piano Marshall bilaterale di ricostruzione dell’Europa.
Nel 1946 Leo D. Welch, allora direttore della sezione finanziaria della Standard Oil Company, esortò Washington a illustrare “le esigenze politiche, militari, territoriali ed economiche degli Stati Uniti in previsione del loro potenziale ruolo di guida del mondo non tedesco, inclusivo della Gran Bretagna come pure dell’emisfero occidentale e dell’estremo oriente”[9].
Egli proseguì il suo invito nel gergo economico americano:
Come maggiore fonte di capitali e come maggiori architetti del meccanismo globale, dobbiamo dare il tono e assumerci la responsabilità di maggiore azionista di quella società per azioni che chiamiamo mondo. […] Questo non è però un compito per un solo mandato, è un dovere permanente[10].
Nel 1948 George Kennan scrisse una memoria riservata, diretta internamente al Ministero degli Esteri. Vi riassumeva in modo pregnante il programma delle ambizioni americane di potere del dopoguerra:
Disponiamo del 50% della ricchezza mondiale, rappresentiamo però solo il 6,3% della popolazione mondiale. […] È perciò inevitabile che ci attiriamo invidia e sfavore. Il nostro vero compito per il futuro è tracciare uno schema di relazioni che ci permetta di conservare la nostra situazione di vantaggio senza permettere danni alla nostra sicurezza nazionale. A questo scopo dobbiamo mettere da parte ogni sentimentalismo e ogni sogno, per concentrarci sui nostri scopi nazionali immediati. Non possiamo abbandonarci a nessuna illusione: non possiamo permetterci il lusso dell’altruismo e della generosità[11].
Kennan, l’architetto della politica del containment della guerra fredda (con lo scopo del ‘contenimento dell’imperialismo sovietico’), traccia qui il vero scopo dell’élite statunitense nel dopoguerra: si tratta del dominio mondiale degli USA – o almeno del dominio sulle regioni che nel 1948 appaiono raggiungibili ai capi americani. Queste regioni comprendevano la ‘grande area’ messa a fuoco dal CFR (Council for Foreign Relations)


La guerra fredda della NATO: lo spazio vitale americano

La Grecia diventò lo scenario del primo confronto diretto della guerra fredda – aperto non dagli USA ma dalla Gran Bretagna. Dal 1946 la politica interna greca era segnata da una lotta per il potere tra il governo conservatore del presidente del consiglio Konstantinos Tsaldaris e il partito comunista KKE. Churchill si impegnò ad appoggiare i conservatori, e il segretario di Stato di Truman, il falco Dean Acheson, spinse Truman ad aiutare i britannici.
In precedenza, però, in un incontro a Mosca tra Churchill e Stalin (ottobre 1944), i capi politici dell’Unione Sovietica e della Gran Bretagna avevano trovato un accordo su come dividere dopo la guerra il sud-est europeo in zone di interesse sovietiche e britanniche. Si accordarono su un ‘influsso’ percentuale che i due paesi avrebbero dovuto esercitare in Romania, Bulgaria, Grecia, Ungheria e Iugoslavia. All’inizio Churchill aveva proposto che la Gran Bretagna avesse il 90% del controllo sulla Grecia, mentre accordava all’Unione Sovietica il 90% del controllo sulla Romania. Per gli ungheresi e gli iugoslavi Churchill prevedeva un influsso diviso al 50% sui due paesi.
Il 10 e 11 ottobre i due ministri degli esteri, Anthony Eden e Vjačeslav Molotov, trattarono sulle parti percentuali. Come risultato di quei colloqui ci si accordò di cambiare la partecipazione percentuale dell’Unione Sovietica alla Bulgaria e all’Ungheria rispettivamente dal 90% e dal 75% all’80%. Oltre a questi non furono menzionati altri paesi; dunque la Grecia sarebbe rimasta sotto l’influsso dell’Inghilterra. Stalin si tenne fedele all’accordo sulla Grecia. I britannici appoggiarono le truppe governative greche, mentre l’Unione Sovietica non si mise dalla parte dei partigiani comunisti[12].
Nonostante la moderazione russa, Acheson convinse il presidente Truman che sarebbe stata di stringente necessità un’appassionata presa di posizione sull’appoggio alla ‘libertà’ in Grecia, benché la Grecia non possedesse allora una precedenza strategica per gli interessi USA in Europa e l’Unione Sovietica non vi aveva intrapreso né minacciava di intraprendervi alcuna propria iniziativa.
Così il 12 marzo 1947, in un discorso davanti al Congresso Americano, mentre era in corso la guerra civile greca, il presidente proclamò la cosiddetta dottrina Truman. Disse: “Credo che debba essere politica degli Stati Uniti sostenere i popoli liberi che si oppongono ai tentativi di sottomissione da parte di minoranze armate o della pressione esterna”. La ‘pressione esterna’ non fu definita meglio.
Truman sottolineò che, qualora non avessero ottenuto l’aiuto necessario, la Grecia e la Turchia sarebbero infine cadute sotto l’influsso del comunismo sovietico, con conseguenze per l’intera regione. Lo stesso argomento fu ripetuto due decenni più tardi con il Vietnam, questa volta con il nome di ‘effetto domino’ – una previsione di conseguenze gravi, che non si sono mai verificate neanche in Estremo Oriente.
Sorprendentemente, in quell’occasione Truman ottenne l’appoggio del senatore Arthur H. Vandenberg, l’influente presidente della commissione del Senato per la politica estera e precedente sostenitore dell’isolazionismo. Nel marzo 1947 Vandenberg convinse il Congresso dominato dai repubblicani ad approvare la dottrina Truman – “su insistenza del Regno Unito”. Il servizio segreto britannico aveva segretamente corteggiato con successo Vandenberg, tradizionalmente uno dei suoi nemici più aspri e influenti[13].
Così, meno di un anno prima del suo celebre discorso a Fulton, in cui aveva coniato il concetto di ‘cortina di ferro’, Churchill riuscì ad attrarre Truman nella sua strategia della guerra fredda. Il Council on Foreign Relations di New York, allora sotto la presidenza del protetto di Rockefeller, John McCloy, ex commissario USA per la Germania, aveva insistito sulla stessa politica, ma per motivi del tutto diversi – il CFR mirava a stabilire in Europa lo spazio vitale americano, appena era diventato chiaro che Stalin avrebbe chiuso le porte della Russia all’offensiva economica statunitense.
La dottrina Truman, che promuoveva efficacemente il programma dello spazio vitale di Washington, mirava a sostituire il regno britannico come protettore economico e militare della Grecia e della Turchia. Era una direzione radicalmente nuova della politica estera americana. Uno storico si è espresso come segue: “Per la prima volta nella loro storia gli Stati Uniti avevano deciso di immischiarsi nelle questioni dei popoli fuori dal nord e sud America in una fase di pace generale”[14].
Tuttavia quei primi interventi della CIA negli affari interni di altre nazioni – rispetto agli eccessi degli interventi USA che in seguito partirono dal National Endowment for Democracy e dalle sue ONG affiliate – si presentarono addirittura discreti. Nel corso degli sviluppi dopo il 1947 la creazione dello Stato nazionale di sicurezza dell’America e il suo principio – tutto è legale finché lo si può giustificare con la ‘sicurezza nazionale’ – condussero però allo svuotamento e infine allo sradicamento della democrazia costituzionale americana.
L’interventista dottrina Truman fu argomentata da un articolo sensazionale che il Council on Foreign Relations pubblicò nella sua rivista Foreign Affairs, firmato da un certo ‘Mr. X’. Questo saggio era la versione adattata di un cosiddetto ‘lungo telegramma’ che George Kennan, allora collaboratore del Ministero degli Esteri USA, aveva scritto all’ambasciatore a Mosca Harriman.
Nel febbraio 1946 Washington aveva chiesto all’ambasciata USA a Mosca perché i sovietici si rifiutassero di appoggiare la Banca Mondiale e il Fondo Monetario Internazionale appena fondati. Come risposta Kennan scrisse il suo ‘lungo telegramma’, in cui illustrò i punti di vista e le concezioni dei sovietici, e lo mandò al ministro della difesa James Forrestal, uno stretto alleato di Rockefeller nell’amministrazione Truman, il quale lo espose al Council on Foreign Relations per avviare una svolta verso un atteggiamento ostile contro Mosca.
Tra l’altro Kennan sosteneva che l’Unione Sovietica fosse insensibile alla logica della ragione, ma accessibile in misura elevata alla logica della forza. A suo parere lo Stato stalinista divideva il mondo nelle potenze inconciliabili del comunismo e del capitalismo. Questa impostazione motivò la politica USA del contenimento (containment) dell’Unione Sovietica e spianò la strada a 40 anni di guerra fredda contro la Russia. In verità il contenimento dell’Unione Sovietica servì all’establishment USA e alla sua industria militare come mezzo utile per creare un permanente Stato nazionale di sicurezza, per mezzo dello spauracchio di una Unione Sovietica aggressiva, minacciosa – uno spauracchio che in seguito doveva dimostrarsi illusorio[15].
La politica estera americana stava per spostarsi radicalmente: da un’alleanza con l’Unione Sovietica contro la minaccia tedesca a una graduale alleanza con un’umiliata Germania contro la minaccia sovietica. Era un intrigo classicamente britannico – ora in stile americano – per formare un equilibrio di potere.
La crisi greca non fu però sufficiente a provocare in America una ristrutturazione economica quale era agognata dai potenti banchieri e industriali. Neppure il blocco sovietico di Berlino e la presa comunista del governo ceco nel febbraio 1948 furono sufficienti a tal fine. Questi avvenimento mossero comunque l’isolazionista Congresso USA a votare per un sostegno finanziario all’Europa occidentale, che allora prese forma con il piano Marshall, e più tardi per un sostegno USA alla NATO.
Per convincere l’opinione pubblica americana, stanca della guerra ed esitante, che per la sua sicurezza fosse necessario un nuovo stato di guerra, una ‘guerra fredda’ più o meno permanente, era già necessario uno choc notevole.
Neppure la vittoria del Partito comunista cinese di Mao Tse-tung nella guerra civile cinese che finì nel 1949 con la disfatta del Kuomintang (KMT) e del corrotto despota Chiang Kai-shek e condusse alla proclamazione della Repubblica popolare cinese, riuscì a catapultare il bilancio militare americano a un livello quale lo avrebbero desiderato i potenti gruppi degli armamenti.
Per il gruppo Rockefeller e i suoi alleati nell’industria finanziaria e militare americana era un mero fatto che il socialismo di Stato in Unione Sovietica e in Cina ora disponessero di più di un quinto delle terre emerse e di inestimabili tesori in forma di materie prime e di altre risorse, e li sottraessero alla loro presa, ragione sufficiente per dichiarare questi paesi nuovi nemici. La questione era soltanto come dovessero vendere questo modo di vedere alla scettica popolazione americana e come potessero instillare nell’opinione pubblica americana sufficienti paure e angosce da imporre il finanziamento di un durevole stato di guerra contro il ‘totalitarismo comunista ateo assolutamente malvagio’.
Proprio nel senso della dottrina Truman escogitata dal segretario di Stato Dean Acheson, l’apparato di propaganda del governo cercò di conquistare l’opinione pubblica alla sua guerra fredda contro i comunisti ‘atei e malvagi’ nell’Unione Sovietica. Crederono che, se avessero ‘terrorizzato gli americani fino al midollo’, come pensava uno dei consiglieri di Truman – magari accendendo una ‘isteria di guerra per ingannare la nazione’, avrebbero potuto muovere l’elettorato verso il consenso a un aumento gigantesco del bilancio militare [16].
Nelle sue memorie Dean Acheson ammette: “Il compito di un funzionario pubblico che miri ad ottenere appoggio per un’importante strategia politica non è quello dello scrittore di una tesi di dottorato. Per imporsi nel merito deve subordinare l’erudizione al linguaggio semplice, l’esattezza e la sfumatura alla nettezza fino alla brutalità”[17]. Il ministro della propaganda del Terzo Reich, Joseph Goebbels, non avrebbe potuto esprimersi meglio.


Necessari nuovi metodi radicali

Poi però, dopo tre decenni di guerra fredda, lo Stato nazionale di sicurezza si vide esposto a un attacco profondo da parte della stessa popolazione statunitense. Qualcosa di radicale doveva accadere. Ciò che venne in mente ai responsabili fu un uso dei trucchi della propaganda del dopoguerra e di particolari manovre ingannevoli: la fondazione di ONG apparentemente private, legate segretamente alla CIA e al Ministero degli Esteri. Le organizzazioni chiave qui erano il National Endowment for Democracy e la sua controparte repubblicana, il Center for International Private Enterprise (CIPE). Il secondo dichiarava di promuovere nel mondo la democrazia “mediante l’economia privata e le riforme orientate al mercato” con particolare attenzione alle indagini sui casi di corruzione. In seguito gli avversari stranieri della politica USA sarebbero stati presi di mira con questi tipici strumenti.
Tra le organizzazioni figlie del NED c’era anche il National Democratic Institute (NDI), nel 2016 sotto la presidenza di Madeleine Albright, che nel 1999, durante il bombardamento illegale della Serbia sotto Bill Clinton, era ministro degli esteri. Sul suo sito web il NDI descrive se stesso come “organizzazione non profit, apartitica, con lo scopo di promuovere e rafforzare nel mondo le istituzioni democratiche mediante la partecipazione dei cittadini, la trasparenza e la responsabilizzazione statale”[18]. Ciò che vi è taciuto è che la ‘responsabilizzazione’ si riferisce solo a precisi Stati ,come Russia e Cina, che sono d’ostacolo alla politica estera di Washington.
Uno dei primi maggiori obiettivi del NED appena istituito e delle sue ONG subordinate per la ‘promozione della democrazia’ consistette nel promuovere la disgregazione dell’Unione Sovietica dopo il 1989. Lo scopo di Washington dopo la dissoluzione dell’URSS consisteva nel rompere l’Unione in frammenti che in seguito avrebbe potuto controllare. I gruppi USA dovevano poi poter fare bottino con la privatizzazione di massa. Boris Eltsin e i suoi consiglieri economici russi erano la ‘squadra dei sogni’ di Washington, come si espresse l’allora ministro delle finanze Larry Summers. Ciò che Washington commise contro la Federazione Russa appena sorta e contro le altre nuove repubbliche della ex Unione Sovietica eccede anche i peggiori incubi dell’era sovietica. Fu chiamato ‘promozione della democrazia’ ed ‘economia di mercato’.



[2] Ibid.
[3] John Prados e Arturo Jimenez-Bacardi, Gerald Ford White House Altered Rockefeller Commission Report in 1975 Removed Section on CIA Assassination Plots, 29. Februar 2016, National Security Archive Briefing Book No. 543, http://nsarchive.cwu.edu/NSAEBB/NSAEBB543-Ford-White-House-Altered-Rockefeller-Commission-Report/ .
[4] Robert Parry, CIA’s Hidden Hand in ‘Democracy’ Groups, 8. Januar 2015, https://consortiumnews.com/2015/01/08/cias-hidden-hand-in-democracy-croups/ .
[5] Joshua Muravchick, Exporting Democracy: Fulfilling America’s Destiny, The AEI Press, Washington 1991, p. 204.
[6] Wolfgang Kurt Kressin, B. S., Captain, U. S. Air Force: Prime Minister Mossadegh and Ayatullah Kashani from Unity to Enmity: As Viewed from American Embassy in Teheran, June 1950 – August 1953, http://www.dtic.mil/tr/fulltext/u2/a239339.pdf .
[7] Elisabeth Malkin, An Apology for a Guatemalan Coup, 57 Years Later, The New York Times, 20. October 2011, http://www.nytimes/2011/10/21/world/americas/an-apology-for-a-guatemalan-coup-57-years-later.html .
[9] Inderjeet Parmar, Foundations of the American Century: The Ford, Carnegie, and Rockefeller Foundations in the Rise of American Power, Columbia University Press. New York 2012. P. 97.
[10] Ibid.
[11] George Kennan, Policy Planning Study 23 (PPS/23): ‘Review of Current Trends in U.S. Foreign Policy’, pubblicato in Foreign Relations of the United States, 1948, Vol. I, pp. 509-529, classificato come “Top Secret”, ma in seguito declassificato.
[12] P. M. H. Bell, The World Since 1945: An International History, Hodder Arnold, Oxford 2001.
[13] Notizie più precise sulle operazioni dei servizi segreti britannici in cui si impiegò una Mata Hari britannica di nome Evelyn Paterson per muovere l’influente isolazionista Vanderberg verso un atteggiamento filo britannico si trovano in Thomas E. Mahl, Desperate Deception: British Covert Operations in the United States, 1939-1944, Brassey’s, London 1998, pp. 150-154.
[14] Stephen Ambrose, citato in Reza Zia-Ebrahimi, Which episode did more to consolidate the Cold War consensus: the Truman Doctrine speech of March 1947 or the Czech crisis of Februar-March 1948?, Januar 2007, http://www.zia-ebrahimi.com/truman.html .
[15] George F. Kennan (Mr. X), The Sources of Soviet Union Conduct, Foreign Affairs, vol. 25, no. 4, luglio 1947, pp. 566-582. L’articolo fu redatto da George F. Kennan per l’inviato designato dell’ambasciata USA in URSS (1944-1946), vice ambasciatore W. Averell Harriman.
[16] Cfr. John Lewis Gaddis, The United State and the Origins of the Cold War, Columbia University Press, New York 1972; Richard M. Freeland, The Truman Doctrine and the Origins of McCarthyism, NYU Press, New York 1989; Frank Kofsky, Harry S. Truman and the War Scare of 1948: A Successful Campaign to Deceive the Nation, Palgrave Macmillan, NY 1995.
[17] Dean Acheson, Present at the Creation: My Years in the State Department, W. W. Norton, New York 1969, pp. 374 sgg.

4 commenti:

  1. SEMPRE BRAVI E PUNTUALI. SPERO CHE AL PIÙ' PRESTO TORNATE SULL'ARGOMENTO EURO...MANCANO LE VOSTRE ANALISI.

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  2. Spero di aiutare segnalando il "manuale" che viene con ogni probabilità utilizzato nelle cosiddette rivoluzioni colorate.
    Si tratta del bel libro "From dictatorship to democracy" di Gene Sharp edito dall'Albert Einstein Institution, scaricabile gratis e tradotto, guarda un po', nelle lingue dei paesi dove si sono verificate rivoluzioni colorate. Lo potete visionare qui (in inglese):
    http://www.aeinstein.org/wp-content/uploads/2013/09/FDTD.pdf

    Come potete constatare non è disponibile gratuitamente in italiano (per ora, e per fortuna!)

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  3. Grazie del contributo. Engdahl dedica parecchie pagine a Gene Sharp: un teorico delle tecniche non violente applicate puntualmente nelle rivoluzioni colorate, che, tra l'altro, era presente a Pechino nei giorni delle proteste di Piazza Tienanmen.

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