lunedì 23 gennaio 2017

Notizie dal Centro Italia (P.Di Remigio)


(Piccole storie di ordinario liberismo. Ormai qualsiasi evento naturale, non poi così strano (neve in gennaio...), rischia di far affondare un pezzo del paese. Inutile ripetere cose già dette. Possiamo solo raccogliere l'invito che chiude questo intervento di Paolo Di Remigio, che pubblichiamo volentieri. Davvero, sganciarsi da questa organizzazione sociale folle e decadente sta diventando questione di sopravvivenza. M.B.)



NOTIZIE DAL CENTRO ITALIA (P. Di Remigio)

Nella provincia di Teramo inondata dalla neve e martoriata dal terremoto, manca la corrente elettrica ancora a migliaia di abitazioni, perché, si dice, carichi di neve, gli alberi cresciuti vicino ai cavi elettrici sono caduti e li hanno spezzati. Pare che non si conosca neanche dove siano interrotte le linee.

Di fronte a tanto disagio, i responsabili scaricano la responsabilità su altri responsabili: il presidente della regione Abruzzo, in un'intervista televisiva, chiede come mai la rete elettrica abruzzese sia così inefficiente nonostante l’ENEL, divenuta azienda di Stato nel 1962 ma privatizzata nel 1992, abbia dichiarato di aver investito 50 milioni per il suo ammodernamento; durante la stessa intervista un giornalista lancia contro il governatore accuse roventi per il ritardo con cui egli avrebbe lanciato l’allarme. Ma non sono queste le accuse rilevanti. Ogni società, dice Aristotele, sorge perché l’individuo è incapace di soddisfare da solo i propri bisogni. Tra i compiti dello Stato c’è dunque, innanzitutto, quello di provvedere ai bisogni che per definizione l'individuo non può fronteggiare, alle situazioni di emergenza, quelle umane, come le guerre, e quelle naturali, come le grandi forze elementari. Se di fronte a situazioni emergenziali, ma certo non catastrofiche (è così straordinario che a gennaio nevichi? Sono così straordinarie scosse sismiche dopo la prima?), manca una risposta che non sia l'eroismo dei singoli, questo significa che in trent’anni si è infine realizzato un preciso progetto, portato avanti con tenacia e intelligenza dagli interessati, benedetto dagli esperti, inculcato dai comunicatori: il progetto liberale dello Stato minimo, dello Stato senza mezzi. E la colpa degli amministratori è la stessa degli esperti ed è la stessa dei comunicatori: il loro tradimento, che fa impallidire ogni ulteriore responsabilità individuale, è di aver collaborato alla distruzione dello Stato su mandato del cosiddetto mercato. Di fronte a questa colpa, quella di non aver spedito la turbina agli ospiti terrorizzati dell'albergo di Rigopiano, per quanto grave possa essere, è una conseguenza forse inevitabile: solo se ci fossero state a disposizione 10, 50 turbine, anziché 1, dico una, turbina, non averla spedita sarebbe stata una decisione arbitraria e dunque criminale.

Dopo il terremoto del 18 gennaio, la Commissione Grandi Rischi ha dichiarato che potrebbero esserci scosse del VI-VII grado Richter e che le dighe del lago di Campotosto potrebbero cedere con effetto Vajont. Le capacità previsionali della sismologia sono molto modeste, e in un territorio in cui ci sono stati sismi del VI-VII grado Richter sono in generale possibili scosse della stessa magnitudo in qualunque momento. Si vorrebbe credere che, nell'emettere una dichiarazione così allarmante, la Commissione Grandi Rischi non si sia riferita a questa generica possibilità, ma abbia avuto a disposizione elementi per quantificare la probabilità di forti scosse e abbia calcolato i rischi della popolazione secondo la sua distanza dai probabili epicentri, in modo che le altre autorità competenti mettessero in atto piani rapidi di verifica della sicurezza abitativa e di evacuazione delle comunità a rischio. Nulla di tutto questo. Già a fine ottobre su un autorevole giornale tedesco si poteva infatti leggere che tra Amatrice e L'Aquila c'è una faglia (quella di Campotosto) caricata di energia dalle precedenti scosse, che avrebbe sicuramente prodotto importanti fenomeni tellurici. Si sapeva con sicurezza da mesi il dove, solo sul quando c'era probabilità. La gente, nonostante la reticenza degli esperti, mormorava che a Campotosto ci sarebbe stato un nuovo episodio del terremoto iniziato nel 2009; ma le autorità, tutte, fingevano di ignorarlo per timore di dover fare ciò che non potevano fare. Se fosse esistito lo Stato anziché lo Stato minimo, non ci sarebbe stata nessuna esitazione a mettere in sicurezza già dall'inizio di novembre i paesini intorno alla faglia di Campotosto, dichiarando inagibile tutto ciò che non potrebbe resistere al VI-VII grado Richter e iniziando a costruire in modo sicuro secondo le diverse priorità dei diversi abitanti di restare nella loro terra. Invece gli abitanti di Campotosto, di Capitignano, di Montereale sono stati lasciati soli con il loro rischio e hanno subito le quattro scosse del 18 gennaio intrappolati nelle loro case intrappolate nella neve. Che solo dopo il terremoto del 18 la Commissione Grandi Rischi annunci che sono possibili grandi rischi, addirittura la rottura delle dighe del lago di Campotosto e il catastrofico versamento delle acque lungo la vallata del fiume Vomano – il ritardo di un allarme tanto grave si può spiegare solo con la vicenda del processo che la Commissione ha subito per il terremoto dell’Aquila del 2009: poiché l'aver tranquillizzato la popolazione le è costata l'accusa di essere responsabile delle circa 300 vittime, essa, benché assolta per i fatti di allora, in questa occasione ha capovolto la linea di comportamento così da tutelarsi in eventuali futuri processi: non più tranquillizzare, ma allarmare e scaricare ogni eventuale responsabilità sulle altre autorità qualora non reagiscano all’allarme. E in effetti la regione non è in grado neanche di ripristinare la corrente elettrica e di raggiungere le località isolate, figuriamoci il resto! Così l’unica reazione di cui le autorità dello Stato minimo liberale dispongono per fronteggiare i problemi è esasperare la paura della popolazione.

Quando ero piccolo nel mio paese di 5000 anime c'era lo spazzaneve, una pala montata su un autocarro militare americano dell'ultima guerra, che percorreva continuamente le strade a partire dall'ispessirsi dei primi centimetri e garantiva la viabilità. Oggi ai comuni manca tutto: Teramo non ha la possibilità di tenere sgombre le strade e, travolta dagli eventi, non ha la possibilità neanche di organizzare i cittadini che volessero mettersi a disposizione per i lavori di comune utilità. Gli Italiani non si illudano: non è questa decisione di questo amministratore di sospetta corruzione la radice delle sciagure, è il neoliberalismo che ha inibito lo sviluppo delle forze produttive e ha ridotto il potere pubblico all'impotenza primitiva. Sganciarsene inizia a diventare una questione di sopravvivenza.


6 commenti:

  1. ottimo intervento, che condivido in pieno.

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  2. in quale giornale tedesco?

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    1. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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    2. Normalmente non pubblichiamo commenti anonimi: chiediamo ai commentatori di firmarsi, anche con un nickname. Facciamo un'eccezione perché in questo caso viene solo richiesta una precisazione. Il giornale citato da Di Remigio è "Der Spiegel". Può essere interessante questo commento che Di Remigio aveva pubblicato nella sua pagina facebook il 27 ottobre scorso:
      "Ho dato uno sguardo alla stampa tedesca per vedere se riportasse qualcosa del terremoto in Italia centrale. Per lo più non se ne fa nessuna menzione - così quando saremo costretti a chiedere soldi i teutonici diranno: "Questi Italiani!". 'Der Spiegel' presenta invece un buon articolo, piuttosto inquietante. A un certo punto scrive: 'Il sisma non ha sorpreso i geologi: si è verificato esattamente dove avevano profetizzato - tra l'area sismica dell'agosto di quest'anno e quella del 1997, quando una forte scossa devastò la regione più a nord intorno a Colfiorito. I ricercatori avevano avvertito che una cosiddetta lacuna sismica ... si sarebbe aperta tra i due eventi. Da 157 anni non c'erano stati forti terremoti nella regione colpita. A un certo momento doveva riaccadere - nessuno può prevedere il momento'. Segue una figura che mostra una prima lacuna tra Accumoli e Colfiorito, quella che sta tremando e di cui si sapeva che avrebbe tremato, e una SECONDA lacuna tra Accumoli e L'Aquila, che ha per centro il lago di Campotosto, di cui SI SA, dunque, che tremerà anche se non si sa quando. In altri termini, in Germania non si sa QUANDO ma si sa DOVE. Non credo che i geologi italiani siano meno informati di quelli tedeschi. Delle due l'una: o l'articolo dice sciocchezze o i geologi italiani non fanno abbastanza informazione dell'opinione pubblica e pressione sulle autorità pubbliche perché Campotosto e dintorni siano messi in sicurezza. Propendo per la seconda ipotesi. A me sembra infatti che anche ieri ci sia stata una certa latitanza: Tozzi in TV ha 'suggerito' che dopo la prima scossa poteva essercene una più forte; ma nessuno ha consigliato di mettersi in macchina. Per fortuna le persone lo hanno fatto spontaneamente."

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  3. Un articolo chiaro dal fronte; ma come far capire alla gente il nesso tra soccorsi inadeguati, stato minimo e neoliberismo e come sganciarsene senza un partito di massa?

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  4. Quello che sta succedendo sul territorio manifesta lo spirito di questi decenni: a Teramo il sindaco non riapre le scuole perché per nessun edificio pubblico è disponibile un certificato del suo grado di resistenza - c'è una legge che lo impone, ma non c'erano i soldi per procedere. Questa è la colpa dello Stato minimo. Fino a un paio di settimane fa gli amministratori, però, discutevano accanitamente non della sicurezza degli edifici pubblici, ma se costruire o meno una FUNIVIA che permettesse l'ascesa dalla città all'università come dal divenire sensibile all'iperuranio intelligibile. Questa è la complicità degli amministratori, che in mancanza dei presupposti di minima sicurezza delle persone discutono su come rendere più attraente la città e più trionfale la loro rielezione. Se si riflette un attimo sulla riforma della scuola si troverà lo stesso schema: abolito l'indispensabile delle conoscenze e dell'umile e necessaria fatica per ottenerle, i docenti si affannano a rendere gli istituti più attraenti con le iniziative più fantasiose. In generale, abolito il diritto più SENSIBILE in un'economia capitalista, cioè il diritto al lavoro, ci si diffonde sui diritti cosmetici - per usare il termine di Barra Caracciolo. Credo che quanto sta accadendo in Centro-Italia sia una severa lezione per tutti quelli che hanno ceduto all'incredibile leggerezza di questi decenni. Una classe politica locale che smaniava per la carriera è stretta nella morsa tra due reati, l'interruzione di pubblico servizio e la responsabilità di un eventuale disastro. Per questo l'informazione ha preso una strada precisa: attenersi alla sciagura reale (quella di Rigopiano) e sorvolare sulla sciagura possibile - come se per gli esseri umani questa non fosse altrettanto penosa di quella. Quanto al 'governo' centrale che lascia gli amministratori locali a se stessi invitando all'unità, voglio ricordare che l'idillio tra Italiani e regime fascista finì quando di fronte ai bombardamenti alleati Mussolini non seppe far altro che invitare i cittadini a sfollare, cioè fece capire loro che non c'era più Stato e che erano abbandonati a se stessi. Gli attuali governanti non hanno nemmeno questa sfacciataggine.

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