domenica 6 settembre 2015

Piove

Settembre, piove, Roma va in tilt. Si è trattato di un'alluvione? No, ma i tombini sono intasati e nessuno li pulisce, così le strade si allagano. Evidentemente nessuno ha pensato sul serio a prevenire questi problemi, che si ripetono ogni anno, al cambiare delle stagioni. Lo stesso accade a Genova, dove abitiamo, e dove recentemente le alluvioni sono arrivate davvero. Ne abbiamo già parlato. Chissà cosa succederà il prossimo autunno.
È evidente che i disastri causati dalle recenti piogge non hanno nulla di naturale, ma sono dovuti a incuria e trascuratezza da parte delle classi dirigenti, a tutti i livelli.
Siamo di fronte a un ceto politico che, in maniera perfino ostentata, è solo preoccupato dei propri affari e si disinteressa totalmente della vita reale dei cittadini. Tutte le funzioni fondamentali dello Stato sono trascurate, o meglio, usate solo in funzione di gretti interessi di gruppi limitati: Scuola, Sanità, Università, ciclo dei rifiuti, manutenzione del territorio e così via. Si tratta di macchine complesse, che in questi ultimi decenni hanno continuato a funzionare perché erano state ben costruite dalle generazioni precedenti, ma che adesso, dopo decenni di incuria, si stanno lentamente inceppando, con conseguenze sempre più gravi sulla vita quotidiana.

Per avere una immagine sintetica della nostra realtà, possiamo ricorrere ai racconti dei primi esploratori europei della Polinesia. Sembra che, arrivando nelle isole dei Mari del Sud, i marinai occidentali abbiano rapidamente capito che, per ottenere le grazie delle fanciulle locali, un mezzo rapido ed efficace era quello di offrire, in cambio dei loro favori, del ferro, che era sconosciuto agli indigeni. In particolare erano apprezzati i chiodi. I marinai, come è prevedibile, si misero allora intensamente a togliere dalle navi i chiodi che tenevano assieme le assi, finendo per mettere in pericolo la tenuta delle navi e obbligando gli ufficiali a prendere provvedimenti per impedire i furti di chiodi.

La macchina statale è certo molto più complessa, e anche molto più solida e resistente, delle navi settecentesche. Ma sono ormai decine d'anni che i ceti dirigenti si comportano nella sostanza come quei marinai: rubano un pezzo qui, un pezzo là, devastano (con le "riforme") oggi questa parte domani quell'altra, in ogni caso pensando solo al proprio tornaconto. La macchina ha resistito per decenni, ma ormai sta cominciando a cadere a pezzi.

Da queste considerazioni si possono ricavare almeno due osservazioni: in primo luogo, come abbiamo detto altre volte, la corruzione delle classi dirigenti italiane non è un fatto trascurabile e secondario rispetto ai grandi temi economici e politici (o geopolitici): si tratta da una parte della forma precisa in cui si esplica in Italia il dominio delle forze dominanti a livello mondiale (e di questo abbiamo parlato in altre occasioni), e dall'altra di una realtà che tocca direttamente la vita quotidiana, attraverso il degrado di tutte le funzioni pubbliche che essa implica. La seconda osservazione è che, proprio per quanto appena detto, queste tematiche rappresenterebbero una leva potenziale di resistenza e lotta, se esistesse una vera forza politica di opposizione: proprio perché qui si tocca la vita quotidiana, proprio per questo sarebbe possibile mobilitare, in difesa di livelli minimi di servizi, tante persone che altrimenti sarebbero passive. Abbiamo discusso a più riprese del “perché la gente non si ribella”. Alcuni amici si chiedono “perché questo mortorio sociale?” Forse la risposta potrebbe consistere proprio nel partire dalla lenta agonia della vita quotidiana, la cui causa prossima (non quella ultima e determinante) è proprio la corruzione della classe dirigente. Il pericolo, altrimenti, è di lasciare che la rabbia e la paura di fronte al degrado diventino alimenti per forze reazionarie oppure, ed è forse peggio, per un lento imbarbarimento diffuso.
(Marino Badiale, Fabrizio Tringali)


Questo post è pubblicato anche su "Appello al popolo": http://www.appelloalpopolo.it/?p=14235














5 commenti:

  1. Classe dirigente: "IL" problema italiano.
    Applausi

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  2. Sulla devastazione economica provocata dalla corruzione spiegatelo a Bagnai che si limita a dire "c'era pure prima". Certo, c'era anche nell'impero romano e c'è anche in Danimarca e Svezia. Il problema è
    1. quanto è diffusa
    2. quanto è perseguita
    Quanto al perchè la gente non si ribella va chiesto agli piscologi e ai sociologi.
    Molto lo dobbiamo a Berlusconi con i suoi 20 anni di attacco alla magistratura che ha fatto apparire gli organi di giustizia come inaffidabili e comunque inneficaci. Il furbo e il forte comunque vince.
    E molto lo dobbiamo anche ad una certa cultura di sinistra buonista tutta tesa al "recupero sociale" del delinquente e per nulla attenta all'idea di colpa e di pena. Hai sbagliato e devi pagare, prima di pensare ad ogni recupero. Altrimenti non è giusto nei confronti di chi rispetta legge e magari va a lavorare in campagna sotto il sole invece di spacciare droga.
    Insomma si è creata per varie vie una certa "cultura dell'indulgenza" che poi è una cultura della depravazione.
    Sul Fatto si può trovare un articolo di Ascanio Celestini sulla vicenda del regazzo napoletano uccsio da un poliziotto dopo che non si era fermato all'alt. Al di là delle stupidaggini di merito dell'articolo ("sognava di fare il calciatore" embè?) , fa impressione che non usi la parola "poliziotti" ma "guardie" con intento chiaramente dispregiativo, come se il poliziotto non fosse anche egli un lavoratore, che all'occorenza può anche trovarsi in un conflitto a fuoco per 1400 € al mese, magari per difendere Celstini.
    Ecco questa è la sinistra dell'indugenze e che mi fa rabbrividire.

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  3. @ Luigi De Rossi
    Il problema della corruzione certo che è un PROBLEMA, ma come affermano da diverso tempo anche gli autori di questo blog non è ”IL” problema dell’Italia in questo preciso momento storico che è la permanenza nell’eurozona, basta leggere il blog di orizzonte 48 per farsene un’idea . La permanenza nell’eurozona aggrava ancora di più la corruzione e consente ai ceti dirigenti oltre che rubare un po' qua un po' la, con le loro "riforme" di mettere in pratica una delle dieci regole del controllo sociale ben descritte da Noam Chomsky "Creare il problema e poi offrire la soluzione. Questo metodo è anche chiamato “problema – reazione – soluzione”. Si crea un problema, una “situazione” che produrrà una determinata reazione nel pubblico in modo che sia questa la ragione delle misure che si desiderano far accettare. Ad esempio: lasciare che dilaghi o si intensifichi la violenza urbana, oppure organizzare attentati sanguinosi per fare in modo che sia il pubblico a pretendere le leggi sulla sicurezza e le politiche a discapito delle libertà. Oppure: creare una crisi economica per far accettare come male necessario la diminuzione dei diritti sociali e lo smantellamento dei servizi pubblici"

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    1. Sono d'accordo. Se leggi una altro mio commento sul post successivo, pur senza aver letto Noam Chomsky, avverto del pericolo che si finirà per considerare valida l'idea che per avere crescita devi smantellare i diritti.
      Aggiungo però che il problema della corruzione non può essere consdierato un fatto resiudale ed accessorio. C'è gente che neppure si avvicina alla pubblica amministrazione se non ha un "amico" o non può procurarselo con una tangente. Anche perchè in Italia larga parte dell'economia viene intermediata dalla P.A.
      Comunque, quanto alla teoria del "creare il problema ed offrire una soluzione", sarò ingenuo, ma mi viene difficile credere che questi meccanismi siano creati ad arte da una menti maligne che hanno previsto tutto. Non si possono fare previsione così complesse, nascoste, che coinvolgono tanti soggetti che dovrebbero mantenere il silenzio e a lungo termine.
      Sull'Euro, io concordo che sia meglio uscirne e creare un mercato comune europeo. E ormai concordano in molti.
      Ma credo anche che all'origine non c'era una macchinazione diabolica dei capitalisti tedeschi (che poi sembrano gli unici ad averci guadagnato, dal momento che i "padroni" degli altri stati europei comunque sono in crisi). Ma semplicmente la cosa è partita con buone intenzioni ma poi è sfuggita di mano.
      Una cosa che gli economisti critici dell'Euro non dicono è che la moneta unica avrebbe dovuto favorire il commercio. Se io compro materie prime in Germania e vendo il prodotto finito in Francia e devo fare una programmazione a lungo termine mi viene molto più facile se il cambio è fisso.
      Insomma dei motivi c'erano, poi è andata male e bisogna prenderne atto ma insomma io faccio fatica a pensare al complotto.

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  4. Scusate prima non mi sono firmata Fiorella Ciampa

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