mercoledì 6 maggio 2015

Facile a dirsi


Dopo aver portato all'attenzione dei lettori un mio vecchio saggio sul linguaggio della sinistra radicale (qui e qui) volevo proporre qualche rapida riflessione. Mi è venuta l'idea di ripubblicare il saggio quando ho letto che Gennaro Migliore era il relatore del PD sulla nuova legge elettorale. Nel saggio, scritto, lo ricordo, nel 2007, analizzavo fra gli altri documenti anche un suo articolo. Ora, credo si possa intuire, senza che io debba spendere molte parole, quale sia adesso il mio giudizio su questo personaggio che è passato con grande disinvoltura da Rifondazione a SEL al PD. Non vorrei però si pensasse che io consideri tutte le persone nell'ambito della sinistra radicale allo stesso livello di Migliore. Per esempio, nel saggio in questione sono molto critico anche nei confronti di un intervento di Haidi Giuliani, che giudico però una persona ben diversa da Migliore. Il problema, nel mondo della sinistra radicale, sta nel fatto che le persone come Haidi Giuliani convivono tranquillamente con le persone come Gennaro Migliore, e che alla fine sono sempre i Gennaro Migliore a prevalere. Penso che questo sia un problema molto serio e grave. Se mai nascerà in futuro una vera forza politica e sociale anticapitalistica, essa si troverà di fronte a questo stesso problema, e dovrà riuscire a risolverlo, per non fare la fine della “sinistra radicale” italiana. Vale quindi la pensa di ragionarci. Quello che mi sforzo di mostrare nel saggio è il carattere vuoto, retorico, irreale, illogico, dei discorsi che vengono normalmente prodotti nell'ambito della sinistra radicale. Per usare un neologismo che trovo molto efficace, quello che cerco di mostrare è che i discorsi prodotti in quel mondo sono in buona parte fuffa. Ora, il punto importante secondo me è questo: la fuffa è l'ambiente vitale dei Gennaro Migliore, l'ambiente nel quale essi crescono e prosperano, fino ad averla sempre vinta sulle tante brave persone come Haidi Giuliani. Come spiego nel saggio, i personaggi di quel tipo hanno bisogno della fuffa perché hanno bisogno di un linguaggio manipolabile a piacere, hanno bisogno che le parole non significhino nulla, per non essere mai impegnati seriamente da quello che dicono. Sembra allora facile trovare il modo per tenere lontani i Gennaro Migliore da un futuro movimento anticapitalista: basterà evitare la fuffa. Questa semplice deduzione purtroppo non risolve il problema perché ci porta ad un'altra domanda: come si fa a tener lontana la fuffa? E questa domanda ci porta alla successiva: perché mai la fuffa è così diffusa, nel mondo della sinistra radicale? Si potrebbe naturalmente osservare che essa è abbondantemente diffusa anche altrove, ma noi adesso stiamo parlando di un possibile futuro movimento anticapitalista, e siamo allora obbligati a confrontarci con le attuali realtà che si pretendono anticapitaliste, per individuarne i limiti e provare a immaginare come evitarli in futuro. Torniamo allora alla domanda: perché tanta fuffa? Se è così diffusa, vuol dire che la fuffa serve. La sua utilità per i Gennaro Migliore è ovvia, e ne abbiamo appena parlato. Ma a cosa serve la fuffa alle persone come Haidi Giuliani che (così mi ostino a pensare) sono pur sempre in maggioranza, in quegli ambiti, rispetto ai Gennaro Migliore? Propongo all'attenzione dei lettori un'ipotesi: la fuffa rappresenta una forma di difesa di un'identità minacciata. La crisi della sinistra, della quale si parla da decenni, è senz'altro anche la crisi di meccanismi identitari che per molte persone sono importanti, sono parti significative della vita. Un linguaggio che si confronti razionalmente con la realtà costringerebbe ad affrontare la realtà della sinistra, il che vuol dire la realtà del sostanziale abbandono, da parte di tutto il ceto politico di sinistra, degli aspetti essenziali di ciò che è stata la sinistra storica. Questo confronto metterebbe in crisi, per molte persone, la propria appartenenza alla “comunità della sinistra”. La fuffa serve ad evitare tutto questo, serve per continuare a credersi parte di una comunità di brave persone che lottano seriamente per dei grandi ideali. E questo è naturalmente quello che molte di queste persone davvero sono, sul piano soggettivo. Solo che, per queste persone, il piano soggettivo non entra mai in contatto col piano della realtà oggettiva. Per riassumere con una formula, la fuffa è il prodotto di una comunità che ha scelto l'identità contro la verità, quando tale comunità deve confrontarsi con qualcosa che potrebbe mettere in crisi quella identità. L'indicazione per il futuro, usando queste formule piuttosto astratte, sarebbe allora di costruire una comunità politica che metta sempre la verità al primo posto (e l'identità, eventualmente, al secondo). Purtroppo si tratta di una formula che è facile da enunciare, ma che non sappiamo come mettere in pratica. Può essere però un buon inizio di riflessione.
(M.B.)


9 commenti:

  1. Complimenti, è proprio così (e naturalmente, la sua analisi non vale solo per la sinistra).

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  2. E' l'idea più' convincente che mi sia capitato di sentire, mi pare che colga un punto centrale. Aggiungerei che - come accade ad esempio per i tifosi delle squadre di calcio - la pratica di questa identità' si e' declinata in una liturgia che ha i suoi dogmi e soprattutto i suoi santi e santini. Liturgia di contrapposizioni marginali e folcloristiche. E basta: da cui il nulla che ne e' seguito, quando non la sostanziale e fattiva complicità' col nemico di classe.

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  3. Bene. M'è parso d'aver capito alcune cose di quanto dici.
    Ma, se dovessimo ripartir dalla fine, cioè da quando scrivi

    ...
    "L'indicazione per il futuro, usando queste formule piuttosto astratte, sarebbe allora di costruire una comunità politica che metta sempre la verità al primo posto (e l'identità, eventualmente, al secondo). Purtroppo si tratta di una formula che è facile da enunciare, ma che non sappiamo come mettere in pratica. Può essere però un buon inizio di riflessione."

    non riesco a far a meno di pensare, anche in relazione a questa impraticabilità, come tu non ci abbia ancora fornito un criterio da me comprensibile per stabilire l'adaequatio (cartesiana?) tra il piano soggettivo ed il piano della realtà oggettiva.

    Ciao!

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  4. "Considero di sinistra chi e solo chi postula come necessario fuoriuscire dal capitalismo per una sociètà «... dove la ricchezza venga equamente distribuita tra tutti, e quindi i mezzi di produzione non siano più strumenti per i privilegi di una classe sociale (capitale), ma beni comuni, proprietà sociale".

    Esimio professor Badiale, quella che precede è la definizione di sinistra di un noto esponente della autodichiarata sinistra "radicale".
    Per sua informazione una tale definizione NON (leggasi : non) campeggia ben in vista sulla testata del blog organo web della suddetta.
    Questo rispondere forse ad alcune sue riflessioni.
    Ossequi.

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    1. Spero di riuscire ad intervenire su questi temi in uno dei prossimi post.

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    2. Pour le moment je ne suis pas pressé monsieur :o))))

      Ciao!

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    3. Mi riferivo ai temi sollevati nella citazione riportata da AP. Per discutere un tema come "la conoscenza della realtà" forse un blog non è il luogo adatto.

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  5. Mah, cosa vuoi Marino...
    à propos, puis-je vous tutoyer monsieur?
    Pensavo che, essendo voi esperti matematici, aveste a che fare con questioni di gran lunga più complesse ma, naturalmente, essendo questo il tuo blog, mi attengo anche alle tue indicazioni.

    Ciao!

    carlo

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  6. Be', infatti non parlo di operatori compatti su spazi di Banach, nel blog. Per il tutoyer, jamais avec des gens inconnues (incrocio le dita, deve essere dalla terza media che non scrivo in francese). Il mio indirizzo email non è difficile da trovare.

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